“Machiavelli si vendica all’Internet Café”, Gianni Riotta sulla Stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Dicembre 2013 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Machiavelli

Machiavelli

ROMA – A 500 anni dal suo capolavoro, Niccolò Machiavelli è più vivo che mai: e nell’era della Rete come luogo della trasparenza saprebbe far vincere online primarie ed elezioni al suo Principe, e mantenerlo al potere con i Big Data.

Scrive Gianni Riotta sulla Stampa:

A mezzo millennio dalla notizia della stesura del Principe di Niccolò Machiavelli il mondo resta più «machiavellico» che mai, a onore di uno dei libri più geniali di teoria politica, classico perfetto della letteratura italiana. Un paese democratico per oltre due secoli, gli Stati Uniti, che ha inventato la Rete come luogo di trasparenza, finisce sul banco degli imputati per l’uso dei dati dell’intelligence Nsa, contro gli alleati. L’ex spia del Kgb Putin, in un paese semi libero, dove vengono assassinati i giornalisti indipendenti, accoglie come profugo politico la talpa Snowden, e indossa il laticlavio del diritto e della privacy. In Siria Bashar al Assad non fa la fine di Mubarak e Gheddafi perché fa strage dei sudditi: resta al potere a Damasco, personaggio sanguinario da pagine di Machiavelli, non attento a fede e coscienza ma al potere e alla sua cruda, crudele, natura.

Lo scontro tra Cina, Giappone e Stati Uniti sulle minuscole isolette Senkaku-Diaoyu è puro Machiavelli: come nelle analisi del segretario fiorentino, Pechino disegna la sua area di influenza, Tokyo la sfida, gli americani fanno levare in volo i B52, incrocia al largo la portaerei cinese. Chi «ha ragione», chi «torto», chi è nel «giusto» e chi no, l’«etica» da quale parte sta? Come avrebbe riso, tra i suoi uccelletti, il mantello sporco di fango, il vinaccio cattivo della bettola (antenato del Sangiovese?) Machiavelli di queste domande. Avrebbe spiegato agli avventori interessati, come provava a fare con i candidati Principi, con il Duca Valentino, che solo di forza si tratta, di potere, di politica, la coscienza privata; i dubbi morali, l’integrità etica individuale non c’entrano.

Per questo l’America, a un delicato passaggio esistenziale, celebra i 500 anni del Principe con impegno. Il filosofo e poi politico Michael Ignatieff, sulla rivista The Atlantic, elogia Machiavelli ricordando che l’esecuzione di Osama bin Laden decisa da Barack Obama, premio Nobel incongruo per la Pace, è «momento machiavelliano» per eccellenza, un gesto fuori della morale e del diritto internazionale: l’assassinio di un nemico e di innocenti attorno a lui, condannabile da tanti giuristi, ha una solo assoluzione, concessa da Machiavelli a Firenze. Obama – avrebbe detto il Segretario – ha fatto bene a difendere la Repubblica con ogni mezzo. Al massimo, obietta sarcastico Ignatieff, avrebbe sorriso dell’eccesso di dubbi di Obama, e, aggiungiamo noi, non avrebbe giustificato le esitazioni sulla Siria.

Mezzo millennio dopo, la Storia vendica Machiavelli. Vero che per il filosofo conservatore Leo Strauss fu «un maestro di malvagità», che il Papa lo mise all’Index Librorum Prohibitorum nel 1559 e che per gli inglesi era il «crudele Niccolò», ma un leader si cura di apparire più che di essere, e guarda allo Stato, alla repubblica e al potere, ieri come oggi (…)