ROMA – Blitz quotidiano vi propone come articolo del giorno di martedì 24 marzo “Merlo o pettirosso? Londra sceglie il National Bird” di Vittorio Sabadin per La Stampa.
“Quasi tutti i Paesi del mondo ce l’hanno, e non si capisce perché la Gran Bretagna non dovrebbe avere il suo – scrive Vittorio Sabadin della Stampa – Da qualche giorno è dunque cominciata nel Paese la votazione finale, il cui risultato sarà reso noto il 7 maggio: quella sera, i britannici sapranno chi sarà il nuovo premier dopo le elezioni politiche, ma anche – cosa che alcuni considerano persino più importante – quale tra i dieci finalisti è stato eletto Uccello Nazionale”.
Se ne parla da mesi, da quando David Lindo, un ornitologo inglese di origine giamaicana, ha indetto un referendum sul controverso tema. Nel 1961, un sondaggio aveva già dichiarato il pettirosso l’uccello preferito, ma non erano seguiti fatti concreti. «Preferito» non vuol dire «nazionale» ed era una vergogna che il Paese con più di un milione di iscritti paganti alla Royal Society for the Protection of Birds, dovesse prendere lezioni persino dal Bahrain, dall’Afghanistan e dalla Lettonia, che il loro uccello nazionale ce l’hanno da un pezzo. Gli Stati Uniti poi, l’hanno scelto dal giorno stesso della firma della Dichiarazione d’Indipendenza, il 4 luglio 1776, quando una commissione formata da Thomas Jefferson, John Adams e Benjamin Franklin votò per l’aquila reale. La decisione era considerata così importante che nel 1782 venne contestata dal Congresso, in quanto quell’aquila volava su tutto l’emisfero settentrionale e non poteva considerarsi «americana». Venne scelta allora l’aquila «calva» testabianca, contro il parere di Franklin che la considerava poco adatta perché, diceva, ha un pessimo carattere e non si guadagna da vivere onestamente.
Discussioni del genere sono state all’ordine del giorno da quando Lindo ha messo online la prima lista di 60 candidati tra cui scegliere. Nella lista c’era ad esempio il parrocchetto: molti lo considerano solo un rumoroso immigrato proveniente dall’Asia, ma per altri è ormai un residente naturalizzato. L’usignolo è piacevolissimo, ma ai primi freddi se ne torna in Africa. E il cuculo? Poco più che un turista: si ferma in Britannia solo sei settimane all’anno. Persino il tanto amato pettirosso passa i mesi freddi nel Sud della Spagna, ma è vero che lo fanno anche tanti pensionati inglesi che hanno casa vicino ai campi da golf dell’Andalusia.
Alla fine, in lizza sono rimasti in 10: c’è il cigno reale, maestoso e candido: vola poco e parla ancora meno, in inglese il suo nome è «mute swan». Seguono due rapaci, il nibbio reale (red kite) e l’albanella (hen harrier) che era stata quasi sterminata dai cacciatori di frodo. E’ un esempio di come si possa, con interventi adeguati, ripopolare una specie. Il più simpatico tra i finalisti è la pulcinella di mare (puffin), un piccolo e buffo volatile dal becco e dalle zampe rosse, adorato dai bambini. Ma lo si vede quasi esclusivamente in Scozia e passa buona parte del tempo in mare. Più possibilità di vittoria sono attribuite al barbagianni (barn owl), un residente abituale delle campagne inglesi, e allo scricciolo (wren), l’uccello più comune in Gran Bretagna: è piccolo, ma ha la voce possente, e potrebbe dunque rappresentare benissimo l’identità del Paese. Poche possibilità vengono date al martin pescatore (kingfisher) e alla cinciarella (blue tit). Tra i favoriti il merlo (blackbird) così familiare nei parchi e nei giardini, e ovviamente l’adorato pettirosso (robin), che ha il vantaggio di avere una livrea e un nome molto british. Il 7 maggio la Gran Bretagna deciderà, e il nome sarà comunicato forse prima di quello del nuovo premier. Lui passerà presto, ma l’Uccello Nazionale resterà per sempre.