“Da Montale al Cavaliere, un’Italia senza quid”: Merlo su Repubblica

Pubblicato il 4 Marzo 2012 - 10:39 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Francesco Merlo dalla prima pagina del quotidiano “La Repubblica” parla del ‘quid’ recentemente rievocato da Silvio Berlusconi -e poi smentito- in merito al segretario Pdl Angelino Alfano.

Merlo racconta la parabola discendente del ‘quid’ da Montale al Cavaliere e vi  proponiamo il pezzo come articolo del giorno.

Con un guizzo linguistico malandrino che voleva solo ridimensionare il proprio delfino Alfano – «gli manca il quid» – Berlusconi ha implicitamente ammesso di aver perduto anche il suo di quid, che è stato plusvalore in economia e carisma in politica, benché molto spesso sia stato, quid unicum in Occidente, lontanissimo dal quid iuris dello Stato di Diritto. E così il quid, monosillabo ad alta densità, che a Berlusconi arriva forse dal latino goliardico dei papelli e del proforma, nella politica italiana ha preso il posto dello spread. spread finalmente ridimensionato dal quel miniquid (il sobrio è sempre piccolo) di Monti che tuttavia non è ancora «il quid definitivo» cui agognava Montale e che vistosamente manca al diligente Bersani, come è mancato, sempre a sinistra, a Veltroni e a Rutelli e pure a D´Alema, che nella sulla lunga carriera o ha avuto troppo quid o ne ha avuto troppo poco. Perché il quid può essere mancato anche per eccesso: troppo quando appare senza essere evocato e troppo poco quando sparisce senza essere distrutto. Infatti il quid, indefinito e indefinibile segnalatore della quantità che si muta in qualità, in politica come in cucina è l´arte magica degli ingredienti: “sq”, secondo quantità, prescrive la Bibbia dei ricettari, “Il Cucchiaio d´argento”.

Poi Merlo prosegue così

Certo, Berlusconi voleva solo disfare quel che aveva fatto, aggiungere il suo quid malum alla dissoluzione del mondo che pure ha creato e dove ormai Schifani chiama Alfano «l´Alfan prodige» e Alfano chiama Schifani «la seconda scarica dello Stato». E invece senza volerlo ha trovato la parolina che contiene la nostra vita ed entra di diritto in quell´elenco di frasette, battutine, libretti e canzoncine che racchiudono un´epoca, come swing, come je je … come zero tituli, come «cchiù pilu ppi tutti». Oggi infatti un quid ci impedisce di essere pienamente europei; per un quid non abbiamo battuto l´Inghilterra nel rugby; le sconfitte della sinistra sono tutte per un quid; alle primarie del Pd ci si stupisce ogni volta per un prevedibile quid di imprevedibilità; alle liberalizzazioni di Monti manca un quid di vero e definitivo liberalismo; un quid culturale ci impedisce di costruire la Tav: «Non amo / chi sono, ciò che sembro. È stato tutto un qui pro quo».

Per poi concludere con le seguenti parole

Ecco, c´è stato in tutti questi anni un quid sovranazionale, uno storico quid che, pur tra tante differenze di forma e di misura, ha reso simili Berlusconi, Gheddafi e Putin. Di quell´Asse Internazionale della Satrapia il quid ormai è rimasto solo a Putin. Berlusconi, che lo ha perso, lo va cercando nel povero Alfano: quid mihi agis, che mi combini? Cerca con la lanterna spenta il Quid metafisico come Diogene cercava l´Uomo con la lanterna accesa.