Nella manovra del governo era stato inserito un emendamento che avrebbe imposto uno stop al limite dei 40 anni di contributi per andare in pensione: il ministro del Lavoro Sacconi ha però subito annunciato il dietrofront, che è puntualmente avvenuto con la “scomparsa” del provvedimento. In un articolo pubblicato su Il Giornale, Gian Battista Bozzo si rammarica per la retromarcia del ministro: a suo modo di vedere, l’adeguamento delle pensioni alla speranza di vita sarebbe stata una misura “giusta”.
«Peccato, peccato davvero, che sia stato un «refuso». Quella norma che agganciava alla speranza di vita anche i requisiti contributivi per andare in pensione, era ben fatta. Per mezza giornata ci siamo illusi che il governo e la maggioranza avessero trovato la risolutezza necessaria a completare una riforma delle pensioni che nei mesi scorsi ha riscosso l’approvazione unanime dei maggiori organismi economici internazionali, dal Fondo monetario in giù. Così non è stato. Dopo mezz’ora dal «no» pronunciato dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha dettato una nota imbarazzata che sa di retromarcia: è stato un «refuso », ha detto, lo cancelleremo». […]