“Il super ego dei liberisti”: Fubini sul Corriere della Sera

Pubblicato il 21 Febbraio 2013 - 14:18| Aggiornato il 23 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Oscar Giannino e Denis Verdini: Federico Fubini prende come metro di paragone il coordinatore del Pdl, indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, per ridimensionare la “colpa” del fondatore di Fare per fermare il futuro. Quelle lauree e master a Chicago mai conseguiti che gli sono costati la presidenza del partito e la credibilità per molti. 

Ma quello di Giannino va considerato come un peccato veniale, pare sottolineare Fubini sul Corriere della Sera. Cita la legge di Gresham: la moneta cattiva scaccia quella buona. E quella cattiva, in un Paese come l’Italia, pare ben altro dalla bugia di Giannino.

“Molti dei fondatori di Fare per Fermare il declino, economisti di punta, conosceranno la legge di Gresham: quando una moneta sopravvalutata e una sottovalutata coesistono nello stesso spazio, la prima prevale sulla seconda. La moneta cattiva scaccia quella buona. A questo punto però qualcuno dovrebbe tradurre il principio nei termini, più feroci, della lotta politica. Magari suonerebbe così: intelligenza sopravvalutata scaccia la sottovalutata, l’ego scaccia il cervello, la creatività, l’efficacia delle buone idee.

“Va subito detto che niente di tutto questo si applica a Oscar Giannino, per il quale vale piuttosto una legge più tipicamente italiana: quanto meno è grave la marachella e meno forte il suo autore, quanto più spietato è il dileggio, più lunghi e compiaciuti i chiacchiericci sul conto dell’interessato (specie alle spalle), più alto il prezzo che questi finisce per pagare. Per un diploma di studi mai preso, Giannino si è dimesso in un Paese nel quale ogni giorno constatiamo ben altre deficienze individuali e menzogne.

“Lo ha fatto conoscendo ciò di cui parla meglio di tanti che il master lo hanno preso davvero, magari solo perché i genitori potevano pagarlo. E come dimenticare che c’è chi rifiuta di dimettersi per molto di più, senza che ciò sorprenda in alcun modo. A nessuno, forse neanche a quelli di Fermare il declino, verrebbe mai in mente di chiedere a un Denis Verdini («politico e banchiere» secondo Wikipedia; indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, secondo le Procure) di lasciare una qualsivoglia posizione solo per un’eventuale bugia su un master. Sanno tutti che non lo farebbe, e questo basta.

“La spiegazione, anch’essa tipicamente nazionale, è che Verdini ha posizionato la sua asticella più in basso ed è su quella che implicitamente chiede al mondo di essere misurato: lui non parla di trasparenza, di meritocrazia, di riforma radicale della politica e del rapporto con le banche. Ma, appunto, tutto questo non basta a capire. Le dimissioni di Giannino e ancor più le polemiche che le hanno precedute, dentro e fuori il suo movimento, lasciano gli spettatori come con un vuoto logico. È possibile in questo Paese avere idee coraggiose e originali senza sentirsi in dovere di obbligare gli altri a pensare che sei un genio? È possibile essere intelligenti senza avere un ego così vasto da tenere a distanza le maggioranze alla quale si chiede il voto?(…)”.