“Tunisia, la prova del voto per la primavera araba”: Bernardo Valli

Pubblicato il 23 Ottobre 2011 - 15:57 OLTRE 6 MESI FA

TUNISI, 23 OTT – Oggi, 23 ottobre, si terranno in Tunisia le prime elezioni libere dopo il regime di Zine al Abidine Ben Ali, il rais fuggito in Arabia Saudita.

La Tunisia è stata teatro della rivolta (17 dicembre-14 gennaio) servita da esempio a quelle poi esplose in Egitto, nel Bahrein, in Libia, in Siria, dove si muore ancora. L’incognita di queste prime elezioni libere sono però i Salafiti integralisti. Il partito islamista Rinascita guidato dal moderato Gannouchi è dato per favorito.

Bltiz Quotidiano ha scelto come articolo del giorno di oggi l’analisi di Bernardo Valli su Repubblica. “La “Primavera araba” affronta in queste ore il suo primo esame d’ammissione alla democrazia, mentre la violenza, repressiva o insurrezionale, non si è ancora spenta. È dunque in un clima di intensa emozione che i tunisini, ai quali spetta di inaugurare la nuova stagione politica, eleggono oggi l’Assemblea costituente. Essi vanno alle urne accompagnati da notizie che annunciano sangue. Nella limitrofa Libia la lotta di liberazione si è conclusa con la sbrigativa esecuzione del raìs, il cui cadavere campeggia ovunque, su video e giornali: e invece nella lontana Siria il raìs ancora al potere cerca di schiacciare la rivolta facendo migliaia di vittime. E c’è l’ombra del grande Egitto, (…). 

Il primo voto libero, annunciante un contrastato avvento della democrazia, è espresso in un paese per molti aspetti privilegiato, può essere quindi azzardato trarre una lezione valida anche per paesi con ben altri connotati sociali. La Tunisia ha classi medie con un alto grado di educazione. L´emancipazione della donna è avanzata, e senza situazioni equivalenti nel mondo arabo, grazie a quel despota illuminato che fu Habib Burghiba, fondatore della Repubblica alla fine del protettorato francese. Ma quella tunisina è al tempo stesso una società in cui i governanti hanno giustificato la repressione, i soprusi e tutti gli espedienti delle dittature, dagli imprigionamenti senza limite e senza processo, alla tortura e spesso gli assassinii, con la necessità di contenere l’islamismo.

Gli islamisti sono stati colti di sorpresa dalla rivoluzione, animata da antichi principi e favorita dalle nuove tecniche di comunicazione, da Facebook a Twitter, ma si sono molto presto associati. Si sono subito infiltrati. E grazie al prestigio dovuto agli anni di prigione scontati dai loro militanti, ed anche alla loro organizzazione, di gran lunga superiore a quella delle altre forze politiche emergenti, essi hanno guadagnato ampi consensi nella popolazione digiuna di politica, in particolare in quella rurale. Il risultato è che il partito Nahda (Rinascita), del leader islamista Rashid Gannouchi, matematico di professione, è dato come il favorito. Non avendo precedenti cui riferirsi ed essendoci circa ottanta partiti in gara e il 44 per cento di indecisi, i pronostici sono oscillanti: alcuni attribuiscono a Nahda il 20 per cento delle intenzioni di voto, altri il 25-30. O poco di più. Gannouchi ha detto di sperare in una maggioranza assoluta. Ma sono in pochi a credere che sarà esaudito (…).