Unicredit, Umberto sfida Gheddafi. Sulle banche vacilla l’asse Lega-Berlusconi. Alberto Statera su La Repubblica

Pubblicato il 24 Agosto 2010 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

Gheddafi

Tutto pronto, a Roma, per l’arrivo del leader libico Gheddafi. Il clima, però, sembra decisamente diverso rispetto a quello che il colonnello ha trovato l’anno scorso. Il leader della Lega Umberto Bossi è in fermento e Silvio Berlusconi, oltre alla grana Fini, si trova davanti a un nuovo problema. Alberto Statera su Repubblica spiega cosa è cambiato e BlitzQuotidiano vi propone la sua riflessione come Articolo del giorno.

La tenda beduina è lì pronta per essere piantata come l’anno scorso a Villa Pamphili, tra i prati e la palazzina dell’Algardi, per ospitare Gheddafi, che lunedì prossimo sarà a Roma a celebrare con Berlusconi il secondo anniversario del cosiddetto “Trattato di Bengasi”. Nessuno sa quale bislacco spettacolo il Colonnello ci metterà in scena stavolta con il Cavaliere, tra magnifiche femmine body-guard, cerimoniali stravolti, “buche” a cariche istituzionali, come quella che nel giugno 2009 diede al presidente della Camera Gianfranco Fini, e incidenti diplomatici vari.

Quel che è certo è che, pur seduto su 100 miliardi di petrodollari, il dittatore di Tripoli troverà un clima politico ben diverso nei suoi confronti rispetto a quello di un anno fa. Il suo amico e socio Berlusconi non solo è sotto l’assedio dei ribelli finiani, ma vive ormai nell’incubo del tradimento della filiera Tremonti-Bossi che, nell’insidiarne la leadership, ha inserito ai primi posti del cahier de doleances anche la scalata libica che ha portato nei giorni scorsi Gheddafi a rafforzare il suo ruolo di grande azionista di Unicredit, il colosso bancario che i padani progettano di mettere alla soma designando i loro proconsoli, attraverso gli enti locali, nei vertici delle fondazioni bancarie. Le fondazioni, quella specie di Frankenstein, secondo la definizione che ne diede Giuliano Amato. Metterci i propri uomini di partito è più o meno quel che capitava ai tempi della Democraziacristiana e delle banche pubbliche. Una pratica che, oggi come allora, non può che andare sotto il nome di lottizzazione. […]