BRUNETTA: DONNE IN PENSIONE A 65 ANNI, I SINDACATI INSORGONO

Pubblicato il 13 Dicembre 2008 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA

Brunetta_telefono Uomini e donne nella pubblica amministrazione devono andare in pensione alla stessa età . Dopo la lotta senza quartiere ai fannulloni, Renato Brunetta apre un nuovo fronte di battaglia e si dice convinto che sia necessario riaprire il capitolo della previdenza e innalzare l’età pensionabile. Un obiettivo che ha scatenato subito una reazione decisa del sindacato: Brunetta non ci provare, ha fatto sapere a stretto giro di posta la Cgil.

Il ministro, spesso al centro di polemiche furibonde per le sue prese di posizione, ha sottolineato oggi che «occorre innalzarel’età pensionabile delle donne che attualmente dall’andare in pensione prima non hanno vantaggi ma svantaggi, perché hanno progressioni di carriere e livelli di pensione più bassi».

«Le donne – ha rilevato Brunetta – sono due volte discriminate. Sono discriminate nella carriera per l’interruzione legata alla fase riproduttiva. Sono discriminate nelle pensioni più basse legate all’aver smesso di lavorare prima». «Per studiare tutti questi problemi e individuare le possibile soluzioni – ha annunciato il ministro – stiamo mettendo in piedi un gruppo di studio che valuterà costi e benefici dell’invecchiamento attivo di donne e uomini, che dovranno andare in pensione tutti alla stessa età».

«È necessario porre al centro dell’agenda politica l’obiettivo della perequazione verso l’alto dell’età pensionabile di maschi e femmine. Per quanto mi riguarda sono datore di lavoro di tre milioni e 650 mila persone e mi applicherò con determinazione al perseguimento di questo obiettivo», ha sostenuto Brunetta, intervenuto oggi al forum della Terza Economia organizzato da The European House – Ambrosetti a Stresa. «L’invecchiamentoattivo è un bene pubblico – ha proseguito – e come tale occorre farne rilevare la convenienza e sostenerlo con gli opportuni incentivi, anche fiscali, e disincentivare le uscite precoci dal lavoro».

«Usciamo dall’ipocrisia – ha esortato ancora il ministro – se affermiamo che l’invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico è necessario che tutti insieme ci applichiamo per raggiungere questo obiettivo. Si dovranno sentire la Confindustria e i sindacati, poi – ha rimarcato – chi deve governare governi». «Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe di età 55-65 – ha aggiunto – recuperiamo il 10% dello spaventosamente basso tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più, il che vuole dire incrementare il gettito fiscale e il pil del paese».

«Abbiamo bisogno di innalzare l’età di pensionamento. Dobbiamo farlo in modo flessibile, volontario, e tale che ci sia un equilibrio di lungo periodo – ha continuato Brunetta -. Parallelamente però non dobbiamo rimettere mano in maniera pesante alla riforma pensionistica che dal ’95 in poi ha turbato spesso il sonno degli italiani». «È necessario quindi – ha spiegato ancora Brunetta – contemperare due esigenze: da un lato ricalibrare l’equilibrio intergenerazionale del nostro paese nel senso del welfare pensionistico, dall’altro non turbare con eccessive modifiche le aspettative di vita, pensione e welfare degli italiani».

E’ necessario quindi, sempre secondo Brunetta, «riaprire» il dibattito sull’innalzamento dell’età in cui si smette di lavorare pensionabile «anche perché – ha concluso il ministro – dobbiamo rispondere a una sentenza della Corte di Giustizia che ci chiede la perequazioni dell’età pensionabile di maschi e femmine».

«Ci sentiamo in dovere di dare un consiglio: non ci provare nemmeno, Brunetta», ha commentato Carlo Podda segretario generale Fp della Cgil. «Sono altre le sperequazioni che riguardano le donne, – aggiunge Podda – e comunque parliamo di sperequazioni subite (divario nella retribuzione, ostacoli all’avanzamento di carriere, maternità, lavoro di cura), non certo di privilegi».

Il no dell’Ugl. «Una riforma delle pensioni in questa fase economica e sociale non avrebbe alcuna ragione di essere. Lo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha di recente affermato che le pensioni non sono oggetto di discussione», ha sottolineato in una nota l segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, aggiungendo come «le difficoltà delle donne ad entrare, permanere e avanzare nel mercato del lavoro dipendono da ben altri deficit del nostro paese. Il precariato è soprattutto donna e le politiche di conciliazione su cui dibattiamo da anni stentano a trovare forma».

La Uil innalzamento solo se volontario. Nessun innalzamento dell’età pensionabile che non sia basato sulla volontarietà e sugli incentivi, ha sostenuto la Uil, bocciando così le proposte di tornare ad alzare l’età di pensionamento, anche per finanziare gli ammortizzatori sociali. «Su questo la penso come Berlusconi», ha detto Angeletti parlando con l’agenzia Ansa. «Non sono d’accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l’innalzamento sulla volontarietà, con incentivi», ha ribadito.

Dubbi anche nel Pdl. «In Italia prima di arrivare all’equiparazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, è prioritario avviare serie politiche di conciliazione e di promozione della maternità per sostenere le donne all’interno del mondo del lavoro», ha dichiarato Barbara Saltamartini, responsabile nazionale Pari opportunità di An. «Ritengo – ha aggiunto la parlamentare del Pdl – che non si possa chiedere alle donne di lavorare di più senza aver prima riconosciuto il valore sociale ed economico del lavoro di cura e soprattutto della maternità».

Le parole del ministro sono state accolte invece favorevolmente da Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera (Pdl). «Dal ministro Renato Brunetta – ha affermato – giungono segnali forti di riformismo anche per quanto riguarda l’età pensionabile delle lavoratrici, dopo la sentenza dell’Alta Corte di Giustizia che ha condannato l’Italia per discriminazione di genere perché l’ordinamento pensionistico del settore pubblico prevede un requisito di 60 anni per la vecchiaia delle donne a
fronte dei 65 previsti per gli uomini».