EFFETTO BRUNETTA SUI ”FANNULLONI”: CROLLANO I GIORNI DI MALATTIA

Pubblicato il 27 Luglio 2008 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA

L’effetto annuncio del giro di vite da parte del ministro Renato Brunetta sulle malattie facili nel settore della pubblica amministrazione sta cominciando a sortire i primi effetti. «La battaglia che ho fatto ha portato a una riduzione dell’assenteismo del 20%», ha sottolineato il titolare della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, commentando i dati di una analisi che testimonia un calo consistente in tutta Italia e in tutti i settori della pubblica amministrazione. «Ci sono – ha aggiuno Brunetta – ancora margini di miglioramento».

I dati. Secondo i dati di un’indagine pilota condotta dal ministero su un campione di 27 fra amministrazioni centrali, periferiche ed enti di previdenza, il numero delle giornate di assenza per malattia si è ridotto del 15% nel bimestre maggio-giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La contrazione delle assenze, pari all’11% circa nel mese di maggio è quasi raddoppiata a giugno (-20%).

L’indagine esamina una galassia particolarmente variegata nella quale si confrontano realtà storicamente diverse per dimensioni e abitudini, ma in alcuni casi le variazioni percentuali risultano decisamente rilevanti. Nel mese di giugno all’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, ad esempio, il numero delle giornate medie di assenza per dipendente si è dimezzato, mentre nello stesso periodo all’Inps e al ministero degli affari esteri si è registrata una contrazione del 30%.

In controtendenza, invece il ministero dello sviluppo economico dove le giornate medie di assenza mensili per malattia per dipendente sono in aumento in giugno del 10%. Il ministro Brunetta ha preannunciato che a settembre verrà avviata un’attività di raccolta sistematica di dati mensili per monitorare il fenomeno dell’assenteismo dei lavoratori pubblici.

Bonanni. «Basta con questa campagna denigratoria. Il meccanismo è chiaro. Si spara sulla categoria dei dipendenti pubblici, se ne parla male tutti i giorni. E poi si taglia, tanto se i reprobi strillano, non fa nulla, non importa a nessuno. Non va bene. Nessuno può pensare di fare le riforme a bastonate». Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, risponde al ministro della Funzione pubblica, che ieri ha affermato, fra l’altro, che "cattiva politica, cattivo sindacato, hanno sin qui prodotti mostri".

«Ma di che cosa parla Brunetta? È la politica – sottolinea il leader della Cisl- che nomina i primari degli ospedali, i manager delle aziende, i dirigenti dei ministeri che dovrebbero vigilare e controllare l’andamento della macchina pubblica e non lo fanno.  L’amministrazione non funziona bene per colpa di qualche mela marcia, ma soprattutto per le ingerenze oltre misura della politica. Negli enti locali assessori e politici gestiscono tutto, ma non controllano, non vigilano». E adesso, rileva Bonanni, «si cerca di scaricare la colpa sugli impiegati, per giustificare i tagli. O magari si attacca il sindacato. La responsabilità è invece di chi ha il potere in mano: ministri, sindaci, presidenti delle Regioni, assessori…».

Il sindacato, afferma Bonanni, è pronto ad affrontare la riforma della pubblica amministrazione ma «deve essere un percorso serio, senza polveroni mediatici, senza invettive, senza provocatori annunci a mezzo
stampa ogni giorno». Il leader della Cisl, inoltre, giudica assurdo il taglio indiscriminato del salario di produttività: «Dal primo gennaio in media ogni lavoratore pubblico avrà 200 euro in meno in busta paga. Nemmeno in Cina o in Unione Sovietica hanno mai fatto qualcosa del genere. Se c’è chi lavora male, allora venga individuato, isolato e si prendano provvedimenti adeguati. Non possono pagare tutti per le colpe commesse da pochi».