KARADZIC NON RISPONDE AI GIUDICI: ”E’ UN PROCESSO FARSA”

Pubblicato il 22 Luglio 2008 - 17:24 OLTRE 6 MESI FA

Karadzic_radovan2 E’ durato tutta la notte e si è concluso solo in mattinata l’interrogatorio di Karadzic. L’ex leader serbo, arrestato per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nell’ex Jugoslavia, ha definito tutta la vicenda come una "farsa" e si è avvalso del diritto di non rispondere.

L’arresto. L’azione per l’arresto si è verificata nel pomeriggio del 21 luglio. Karazdic, seguito già da alcuni giorni, è stato catturato a bordo di un autobus vicino Belgrado dove, sotto il falso nome di Dragan Dabic e nascosto da una folta barba bianca, l’ex leader serbo lavorava come medico in una clinica privata. Secondo la polizia, il ricercato girava tranquillo nella capitale serba e nemmeno i suoi vicini erano a conoscenza della sua vera identità.

L’estradizione. Le autorità hanno annunciato la decisione di avviare le procedure per l’estradizione al tribunale dell’Aja, dove l’ex ricercato sarà processato per i crimini compiuti durante la guerra dei Balcani. La legge serba prevede per Karadzic la possibilità di presentare ricorso contro il trasferimento, come già annunciato dal suo avvocato. Una volta che la giuria si sarà pronunciata la decisione sarà però inappellabile e il ministero della Giustizia, a cui spetta l’ultima parola, potrà decidere sul trasferimento.

Le reazioni internazionali. Intanto soddisfazione per l’avvenuto arresto arriva da tutta la comunità internazionale. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha definito l’arresto di Karadzic come "Un momento storico per le sue vittime, che hanno aspettato tredici anni che fosse portato di fronte alla giustizia. Un arresto che – ha proseguito il segretario – consentirà al tribunale Penale internazionale di avvicinarsi al completamento del suo mandato e di portare giustizia alle vittime degli atroci crimini commessi".

Nel comunicato diramato Ban Ki-moon si sofferma poi sull’importanza di porre fine all’impunità per poter finalmente pacificare la regione, ma prosegue ricordando che "il lavoro non sarà completo finché non saranno catturati e processati tutti i fuggitivi". Un implicito riferimento all’ex generale Ratko Mladic, altro super ricercato per crimini di guerra.

L’Unione Europea. L’arresto è stato salutato come una "ottima notizia" anche da gran parte della comunità internazionale, in particolar modo dalle istituzioni della Ue: la collaborazione con il tribunale penale internazionale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia è infatti una delle condizioni di Bruxelles per l’avanzamento nel cammino di integrazione della Serbia in Europa.

"Questo sviluppo illustra l’impegno del nuovo esecutivo di Belgrado a contribuire alla pace e alla stabilità nella regione dei balcani – ha commentato la presidenza francese dell’Ue – costituisce una tappa importante nella via di riavvicinamento della Serbia all’Unione Europea". Una linea condivisa anche dal presidente della commissione Barroso: "è la prova della determinazione del nuovo governo ad arrivare alla piena cooperazione con il tribunale dell’Aia, è cosa molto importante anche per le aspirazioni europee della Serbia".

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, arrivando alla riunione del Consiglio Esteri Ue, ha definito l’arresto "un grande risultato che dimostra come il processo di avvicinamento della Serbia alla Ue deve continuare a grandi passi". Frattini ha poi aggiunto che l’Italia lavorerà per la ratifica dell’accordo di stabilizzazione e associazione tra Ue e Serbia ed ha aperto la possibilità futura di "una Serbia che presenta domanda di adesione alla Ue".