L’Aquila, protestano i familiari degli studenti morti nel terremoto

Pubblicato il 7 Settembre 2009 - 16:11| Aggiornato il 11 Settembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

I familiari degli studenti universitari morti nel terremoto dell’Aquila manifesteranno il proprio dissenso l’11 settembre, alle 9,30, a Palazzo Chigi a Roma, per sensibilizzare le istituzioni a non dimenticare i propri figli e proporre a tutti i familiari delle 55 vittime di costituirsi in un’unica Associazione, estendendo l’invito anche ai comitati o Associazioni già. esistenti.

I manifestanti chiedono che siano garantite le risorse necessarie per avere risposte di giustizia in tempi ragionevoli. Parteciperà alla manifestazione la Federconsumatori, alla quale i familiari delle vittime si sono rivolti per essere aiutati ad avere risposte dalla giustizia. Secondo il comitato, dal 6 aprile nessuno ha più prestato attenzione «al grande dolore che ha sconvolto la nostra vita. Sembra quasi che le proprietà immobiliari – continuano i familiari degli universitari vittime del sisma – valgano di più dell’esistenza dei nostri figli e dei nostri fratelli. Prima di quella tragica data non solo non era stata presa alcuna seria iniziativa volta a scongiurare il pericolo che da molte parti si riteneva imminente, ma addirittura si faceva un’opera irresponsabile e colpevole di rassicurazione. I nostri figli ci comunicavano quotidianamente di non avere alcuna apprensione perché questo era quello che veniva loro detto dalle varie autorità, istituzionali e
accademiche. Nel corso della manifestazione – continuano – forniremo documenti che attestano quanto questa nostra affermazione sia fondata e anche confermata da sedi indiscutibili e competenti. Il terremoto è un fenomeno naturale, ma la scienza e l’esperienza umana consentivano di valutare i terribili rischi che correva il territorio aquilano e di tenerne informati i giovani che avevano scelto quella città per i loro studi. Nessuno ha avvertito il dovere di dimettersi – concludono i familiari – o di darci comunque un riconoscimento morale, salvo una beffarda Laurea ad Honorem, che molti di noi hanno rifiutato».