OLIMPIADI, EFFETTO TIBET: GLI ALBERGHI DI PECHINO SONO IN CRISI

Pubblicato il 26 Giugno 2008 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

Olympics_logo Gli alberghi di Pechino, nonostante le imminenti Olimpiadi, sono in crisi. E, soprattutto, vuoti. «La capitale cinese prevedeva di ospitare circa 500 mila turisti stranieri durante le Olimpiadi, ma le stime erano troppo ottimistiche», ha ammesso il presidente dell’Associazione per la ricerca economica delle Olimpiadi, Chen Jian. Pochi giorni fa è arrivata la conferma dello stesso Ufficio del turismo, che ha reso note le ultime statistiche sul tasso di prenotazione degli hotel, più basso del 2 per cento rispetto a due mesi fa.

Non solo il 54,5 per cento delle stanze degli hotel a quattro stelle non risulta prenotato per agosto, ma il prezzo medio per una notte negli hotel a quattro e tre stelle è pari rispettivamente a 2185 yuan (circa 200 euro) e 1523 yuan (circa 143 euro), 4 euro in meno rispetto alle previsioni. Gli hotel a due stelle hanno addirittura tagliato i prezzi di 8 euro. Gli unici a reggere all’inaspettata crisi sembrano essere gli hotel a cinque stelle, con tassi di prenotazione vicini all’80% e prezzi cresciuti mediamente di 20 euro.

Ma non basta a consolare le aspettative mancate del settore del turismo, illuso dalle previsioni rosee. L’anno scorso la stampa locale annunciava a grandi lettere che gli hotel di lusso avrebbero presto registrato il tutto esaurito con prezzi fino a 200 mila yuan (quasi 19 mila euro) per due settimane nel mese di agosto. I 5892 hotel e alberghi della capitale cinese si sono affrettati a predisporre 336 mila camere e 660 mila letti. Dal 2004 a quest’anno, solo il numero degli hotel è cresciuto da 613 a 815. Ma a sorpresa, i turisti che si troveranno a prenotare all’ultimo momento potranno usufruire di prezzi più convenienti di chi si è mosso ’per tempò un anno fa.

Si avvertono i primi malumori: secondo un’indagine condotta dal Centro di ricerca del turismo di Pechino, il 63 per cento dei manager d’hotel si aspetta una perdita economica per la fine di quest’anno. Se le autorità dell’ Ufficio del turismo attribuiscono l’ondata di pessimismo al fatto che gli alberghi di periferia avrebbero riscosso più successo di quelli più costosi del centro, la pensano diversamente gli esperti intervistati dal quotidiano di Hong Kong, South China morning Post. «La situazione internazionale è complicata», afferma Zhang Hui del Dipartimento del turismo dell’università degli Studi internazionali di Pechino.

Scontati i riferimenti: alla repressione delle manifestazioni anticinesi in Tibet con i conseguenti appelli della comunità internazionale per il boicottaggio delle Olimpiadi si sono aggiunte le calamità naturali che hanno devastato la Cina nelle ultime settimane, dal sisma di magnitudo 7,9 nella provincia del Sichuan che ha causato quasi 70 mila vittime (oltre 80 mila secondo le previsioni ufficiali di ieri) alle inondazioni nel sud del Paese. Una serie di fattori che ha scatenato un circolo vizioso.

Da un lato il calo d’entusiasmo da parte di molti potenziali turisti, dall’altro la reazione stizzita del governo cinese che nelle ultime settimane ha stretto un pesante giro di vite sul rilascio dei visti e inasprito i controlli per tutta la durata delle Olimpiadi e Paraolimpiadi (in settembre), vietando per esempio ogni genere di raduno spontaneo. Pechino teme l’occhio indiscreto dei ’turistì interessati ad alimentare i già tanti scandali. Non solo è diventato molto difficile ottenere un permesso di soggiorno, ma anche un regolare visto turistico, che ’sulla cartà non richiede una complessa documentazione. Alle centinaia di stranieri in coda ogni giorno, i funzionari richiedono la registrazione presso gli uffici di polizia, la prenotazione di un hotel o il contratto di affitto di una stanza, e un conto in una banca cinese con l’importo equivalente di 75 euro per ogni giorno di permanenza in Cina.