OLIMPIADI PECHINO: LE COSE BELLE E QUELLE BRUTTE

Pubblicato il 25 Agosto 2008 - 01:29 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera pubblica un bilancio di Beppe Severgnini sulle Olimpiadi di Pechino. Lo riportiamo di seguito:

E così, con l’ultima medaglia e l’ultima cerimonia, se ne va la XXIX Olimpiade. Giornata forte, calda e sentimentale. Nella Palestra dei Lavoratori, guardo Cammarelle picchiare meticolosamente un gigantesco cinese, e poi proclamare orgoglioso la propria milanesità. Penso alla fortuna del presidente del Coni, Petrucci: come ad Atene, un oro finale chiude tutte le possibili polemiche (a quest’uomo dovremo chiedere i numeri del lotto).

La sera, come una rete a strascico, la cerimonia  di chiusura si porta via tutto: le lacrime delle ginnaste e lo sguardo  di Tagliariol,  i colossi kirghisi e le bellezze paraguaiane, Casa Italia e gli italiani lontani da casa, i biscotti e le banane (basta!), il Poly Plaza Hotel e i due mega-parmigiani volanti (o sono tamburi?) che, mentre scrivo, attraverso il cielo sopra il Nido: il sogno erotico di un consorzio di Reggio Emilia.

Dico le cose che mi sono piaciute di quest’Olimpiade, e quelle che mi sono piaciute meno.  Mi è piaciuto aver visto correre, proprio qui, uno spensierato extraterreste di nome Bolt. Non mi è piaciuto digiunare nei luoghi di gara. Mi è piaciuta la forza con cui Federica P. ha resistito al disfattismo di una nazione fragile di nervi; mi è piaciuta meno la sospetta euforia con cui tutti, dopo la vittoria, si sono accodati alla Madonna Pellegrini. Mi è piaciuto che il doping sia rimasto fuori dalla porta. Non mi  è piaciuto Jacques Pilatus Rogge, il presidente dei Cio: simpatico come un frigorifero spento.

Non mi sono piaciuti i grandi capi cinesi, che avrebbero potuto aggiungere a un’Olimpiade entusiasmante qualche gesto tollerante. Mi sono piaciuti i militari travestiti da volontari: gli hanno dato un cappellino e una maglietta, e quelli marciavano. Mi sono piaciuti i pechinesi che si sono fatti in quattro per aiutarci: e considerato il numero, immaginate quanti ce n’erano in giro. Mi sono piaciuti gli sforzi  per adeguarsi alle abitudini del mondo: in venti giorni, solo il passeggero di un taxi sceso a far pipì in mezzo a un incrocio.

Mi sono piaciuti le atlete israeliane, che non hanno vinto niente ma erano contente. Non mi è piaciuto David Beckam sul tetto del bus: Londra 2012 dovrà mostrarci di meglio. Mi è piaciuto star seduto tra i cinesi a guardare il ping-pong. Non mi sono piaciute le feste degli sponsor:  c’era qualcosa di briatoresco e già visto. Mi sono piaciuti i campioni poveri di discipline come la maratona (tre africani sul podio), la lotta greco-romana, il pugilato. Mi sono piaciuti i colleghi generosi: insieme abbiamo fatto  provvista di ricordi.