REGIONALI IN ABRUZZO: IL DUELLO TRA IL PD E DI PIETRO

Pubblicato il 13 Dicembre 2008 - 06:21 OLTRE 6 MESI FA

Il Messaggero pubblica un commento di Mario Ajello sul voto in Abruzzo lunedi e martedi per l’elezione del governatore intitolato ”Quasi un test nazionale, prima conta tra il Pd e Di Pietro”. Lo riportiamo di seguito:

”Walter Veltroni si gioca (quasi) in Abruzzo la leadership del Pd e il rapporto con Di Pietro fatto di abbracci, rotture, riconciliazioni in vista di questo voto regionale in cui sono alleati ma poi chissà. E Silvio Berlusconi, sempre in Abruzzo, cerca il risarcimento per la sconfitta subita ultimamente dal Pdl a Trento ma soprattutto potrebbe cominciare la conquista delle città e delle regioni – dopo l’Abruzzo, la Sardegna, Firenze, Bologna, la Campania? – stappandole a un Pd sotto schiaffo per la «questione morale». Per non dire degli altri.

Ieri Pier Ferdinando Casini ha chiuso la campagna elettorale del candidato governatore dell’Udc, Rodolfo De Laurentis (in pista con lo slogan: «Trasparenza, meritocrazia, efficienza»), e cerca di far valere l’idea che che i moderati italiani non si possono riconoscere nel berlusconismo che procede a forza di strappi, anche costituzionali. E ancora. Chi si rivede: Mastella. Riparte dall’Abruzzo, Clemente, in alleanza con il centro di Casini. E ricompare – non era stata definitivamente sepolta dalla «vocazione maggioritaria» del Pd lanciata dal Veltroni alle politiche? – la vecchia Unione di prodiana memoria, sia pure con qualche riverniciatura nominalistica. Ossia: Pd, Rifondazione, Pdci, Sinistra Democratica, Verdi, dipietristi, tutti insieme appassionatamente a sostegno di Carlo Costantini, il dipietrista candidato governatore dell’intero centro-sinistra.

Si può tornare (anche a livello nazionale) a vincere con questo schema, oppure con un’intesa (tentata ma fallita in Abruzzo) con l’Udc? Questo stanno pensando i dirigenti democrat e le elezioni di domani e dopodomani per scegliere il presidente regionale (un milione e duecentomila votanti) daranno un’indicazione anche sulle future alleanze nazionali.
La rilevanza generale e non solo locale di questa tornata amministrativa, per scegliere il successore di Del Turco fatto fuori dalla magistratura, è dunque facilmente riconoscibile. Sennò, Berlusconi non avrebbe messo le tende in queste settimane in Abruzzo e non sarebbe andato in scena l’arrivo di molti ministri, compreso Tremonti e Bossi che per la prima volta s’è spinto fino in queste contrade. I sondaggi dicono che il candidato del Pdl (Gianni Chiodi, quello finito nella bufera per uno spot in cui prometteva lavoro) sarebbe avanti.

E pensare che nel 2005 stravinse l’Unione con 17 punti di vantaggio. E gli altri? «Memento audere semper», è lo slogan dannunziano di Teodoro Buontempo, aspirante governatore per la Destra di Storace che aspira a un nuovo ruolo nazionale ripartendo dal Gran Sasso. Di Pietro, che si sente un «genius loci» anche se è molisano, negli ultimi venti giorni ha fatto 56 comizi in Abruzzo. Obiettivo: far tremare il Pd, e poi rubargli voti a volontà. Il sogno è raggiungere il 17 per cento. Difficile. Ma i democrat sono spaventatissimi: temono di scendere al 25 per cento, cioè otto punti in meno rispetto alle politiche di primavera. Se ciò avvenisse, salterebbe la segreteria di Veltroni? Le incognite e le vicende di questo «test nazionale» (così lo definisce Berlusconi) riescono ad appassionare in quanto s’è visto e si vedrà di tutto.

Per ora: esclusioni e riammissioni di liste, ricorsi al Tar, denunce, scambi, intrecci con le questioni del Palazzo romano (Walter avrebbe mollato prima il dipietrista Leoluca Orlando, se non avesse stipulato il patto abruzzese con Tonino), rinvii, ricatti politico-calcistici… Adesso, si va in cabina. E la politica italiana, almeno per un po’, sarà scritta – anche – dalle matite degli elettori di L’Aquila, Pescare e dintorni”.