Torino: lo stato di abbandono delle strutture olimpiche 2006

Pubblicato il 5 Gennaio 2010 - 12:15| Aggiornato il 6 Gennaio 2010 OLTRE 6 MESI FA

torinoNeve e pericolo valanghe: si trova in pessime condizioni di abbandono lo ski jumping di Torino 2006 costruito in occasione delle Olimpiadi invernali. Quando venne edificato fu scelta, al posto di una struttura provvisoria da smontare dopo l’evento olimpico, una soluzione in cemento armato da 34,3 milioni di euro. Fu inoltre disboscata mezza montagna per creare due salti da gara e tre da scuola, col fine di proseguire nel tempo l’attività agonistica, creare un vivaio di atleti dell’arco alpino occidentale.

Appena 47 mesi dopo le Olimpiadi torinesi, il trampolino di Pragelato è una cattedrale nella neve, abbandonato, così com’è chiuso e inutilizzato il jumping hotel costruito alla base dell’impianto: un mega albergo da 120 posti letto. “Benvenuti!” dice la scritta all’ingresso della struttura.

Il caso dello ski jumping non è però isolato: tutti gli impianti alpini di Torino 2006 (il fondo sempre a Pragelato, il biathlon a San Sicario, il bob di Cesana costato 61,4 milioni che forse chiuderà alla fine di gennaio e le piste di discesa della Via Lattea), si trovano infatti nelle stesse condizioni di abbandono. Su questi siti non si disputerà più nessuna gara: pur essendo comunque ancora nuovi e fiammanti avendo appena 4 anni di vita.

È davvero uno scandalo, denuncia in una lettera aperta il presidente della Fisi Piemonte, Pietro Marocco, che “questi impianti olimpici siano sottoutilizzati o del tutto inutilizzati in queste condizioni di abbandono proprio nella stagione invernale, la più intensa dal punto di vista agonistico”.