Beppe Grillo blog: 570 mila euro di ricavi sono una “miniera d’oro”?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Aprile 2014 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo blog: 570 mila euro di ricavi sono una "miniera d'oro"?

Beppe Grillo blog: 570 mila euro di ricavi sono una “miniera d’oro”?

ROMA – Il blog di Beppe Grillo, gestito dalla Casaleggio & associati di Gianroberto Casaleggio, è una “miniera d’oro” da 570.000 euro all’anno: è la conclusione di un’inchiesta di Ettore Livini e Matteo Pucciarelli su Repubblica (“Una pioggia di euro dagli spot sui blog. Ecco la miniera d’oro di Grillo e Casaleggio“), che usano l’espressione un po’ eccessiva di “miniera d’oro”  per parlare di una cifra che, se fosse confermata, coprirebbe a malapena i costi di gestione di un sito come beppegrillo.it

La “miniera” dei 570 mila euro di ricavi annui vengono dalla pubblicità, come hanno appurato Livini e Pucciarelli simulando una campagna pubblicitaria sul blog di Grillo. È venuto fuori che il sito guadagna 92 centesimi lordi ogni mille banner pubblicitari “cliccati”. (Con ogni probabilità, non si tratta di clic ma di semplici “impressions”, ovvero di visualizzazioni delle inserzioni pubblicitarie). Ma 92 centesimi sono cifra lorda. Al netto della quota spettante a Google Adsense, gli introiti di beppegrillo.it sono di 64 cent ogni 1.000 visualizzazioni.

Quei 64 centesimi, tenuto conto di un traffico di 500-600 mila euro di visite giornaliere (stime di Alexa, il misuratore web di Amazon, che colloca il blog di Grillo al 77° posto fra i siti italiani), diventano un fatturato stimato “fra i 384mila e i 768mila euro annui, probabilmente assestato a metà strada a quota 570mila”.

Resta molto da chiarire, ma l’impressione è che l’obiettivo di Grillo e Casaleggio non sia l’arricchimento tramite la politica. Certo, qualche opacità in meno li aiuterebbe a dimostrarlo. Scrivono Livini e Pucciarelli:

«Quanto guadagna il sito dell’ex-comico?». Dati ufficiali non ci sono: i bilanci della società di Casaleggio — 1,3 milioni di ricavi e 69 euro di utile nel 2012 — non lo dicono. Lui si guarda bene dal far chiarezza: «Uso una sola parola: Vaffa…», risponde sobriamente ai giornalisti che chiedono lumi. La società, interpellata, non dà spiegazioni. E sul web girano numeri come al lotto: dai 200mila euro di fatturato calcolati dai minimalisti (una sparuta minoranza) ai 10 milioni buttati lì da una fonte autorevole come “Il Sole 24 Ore”.

Quale è la verità? Per provare a capire quanto rende ai due fondatori il blog, La Repubblica si è messa dall’altra parte della barricata. E il 10 aprile scorso è stata testimone diretta di una campagna pubblicitaria — reale e pagata — sul blog.[…] Buona parte degli spot nelle pagine di www. beppegrillo. it è venduta con un’asta da Google Adsense e Google Adwords, i servizi del colosso di Mountain View nel settore. Qualche inserzione — come quella di Coca-Cola — è stata venduta da Publy Ltd, domiciliata in Irlanda e controllata da Gianluca Bruno, Francesco Di Cataldo e Emanuele Aversano. «Che rapporti abbiamo con Casaleggio? No comment», ha detto contattato per telefono Di Cataldo. Il nostro test è transitato sulla piattaforma di Google. È iniziato di prima mattina lanciando un ordine “mirato” ai banner sul blog. Si è chiuso poche ore dopo con questo bilancio: 125.351 impressions (vale a dire visualizzazioni singole dello spot) acquistate per 115,3 euro. Pari a 0,92 euro ogni mille.
Non tutti questi soldi entrano nelle tasche della Casaleggio Associati. Le commissioni applicate da Google viaggiano attorno al 30%. Gli 0,92 euro scendono così a 0,64 […]

«Se io e Grillo avessimo voluto fare soldi, ci saremmo tenuti i 42 milioni di rimborso pubblico ai partiti», risponde Casaleggio a chi critica la scarsa trasparenza degli affari del blog. Vero. Di aria però non si vive. E visto che «con i suoi ricavi il sito supporta se stesso» (ipse dixit), lui ne ha fatto il vertice di una catena di Sant’Antonio che moltiplica come pani e pesci gli spot disponibili. Basta digitare www.beppegrillo.it e sullo schermo appare una serie di link che rimandano a due aggregatori di notizie (privati) della scuderia Casaleggio: Tzetze.it — dove ieri brillava la pubblicità di Ford e Easyjet — e Lafucina.it. Tzetze, nata da poco, ha scalato la classifica di Alexa arrivando al 174esimo posto, La Fucina è al 318esimo. La controllata Amazon certifica pure il cordone ombelicale che unisce i tre siti della galassia: il 53% dei visitatori di LaFucina arriva dai due cugini (e un altro 24% da Facebok), mentre per TzeTze la quota è il 35% (con un altro 37% dal social network). Tutto fieno in cascina — leggi entrate pubblicitarie — per la Casaleggio & Associati. […]
Gli spot sono sbarcati sul blog di Grillo nel 2012. «Senza pubblicità l’informazione online chiude», dice Casaleggio. E a tutela dell’immagine dei 5 Stelle assicura di aver creato una blacklist di investitori indesiderati. Quali non è chiaro. Negli ultimi giorni — accanto a inserzionisti “nobili” come Poste, Mercedes e Dolce & Gabbana — spuntavano su tutti e tre i siti di famiglia annunci per promuovere il gioco d’azzardo — settore contro cui i grillini hanno condotto benemerite battaglie in Parlamento — la costituzione di società offshore (tale Sfm) e la vendita di case in Costarica.