Beppe Grillo sconfitto: golpe, retromarce e il vaffa… cambia direzione

Pubblicato il 22 Aprile 2013 - 11:17| Aggiornato il 6 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Beppe Grillo sconfitto: golpe, retromarce e il vaffa… cambia direzione. Anche nei momenti di più aspra critica, nessun giornale si era permesso di contraddire l’immagine “vincente” di Beppe Grillo. Nemmeno dinanzi agli errori per l’elezione dei presidenti delle Camere: si parlò di inesperienza, di scotto inevitabile ecc… Anche di fronte agli insulti più gravi, alle provocazioni e al turpiloquio, le reazioni del mondo politico furono sempre ispirate a un understatement per altri versi sconosciuto: si abbozzava prima, ci si umiliava dopo (l’incontro in diretta streaming Bersani – Lombardi).

Ora il vento sembra cambiato sul serio. “E alla fine Grillo ha perso la battaglia politica che stava vincendo”, è il titolo con cui Stefano Folli sul Sole 24 Ore (22 aprile) mette in fila tutti gli errori di un Grillo “pompiere” impegnato a spegnere la sua piazza inopinatamente accesa dalle sue parole, e inchioda il comico/politico al temuto successo di Napolitano. Massimo Franco sul Corriere della Sera punta il dito contro la sterilità della strategia di Grillo (a dispetto di un’ampia rappresentanza parlamentare) e sulla singolare visione della democrazia dei suoi.

E che una linea politica possa davvero essere dettata da un tweet (Ceccarelli su Repubblica) , tutta questa enfasi spropositata sui social network in politica (Pierluigi Battista), insomma questa indigestione di politica virtuale, rapsodica, autoreferenziale, egotica (e chi più ne ha ne metta) ha raggiunto livelli di tossicità non più tollerabili. Il giusto elogio funebre di un partito spinto al suicidio dalla propria inadeguatezza, non significa rinuncia a capire senza paraocchi, a decidere perché non c’è più tempo.

Ora il vento è girato davvero, se anche il pacifico Enrico Mentana reagisce alla grillina che lo incalza senza troppi riguardi intimandogli di dire la verità e le indirizza un “vaffa…” pieno, senza timori reverenziali e con un sol motto vendicando tutti i destinatari, e sono tanti, dei famosi “vaffa” di Grillo. Matteo Renzi intervistato da Repubblica invita i compagni a un sussulto di dignità a partire proprio dalla questione Grillo: c’è da governare un Paese, questo il ragionamento, bisogna farlo con il Pdl, mettiamoci la faccia, un nome nostro alla guida e basta aver paura di Grillo o del popolo web. E anche una solidarietà acritica, manichea verso l’insigne giurista Rodotà, rotta da quanti si ostinano a pensare che essere visto come candidato di un movimento che vuole uscire dall’euro, qualche perplessità deve pur suscitarla (leggi il botta e risposta Scalfari-Rodotà).

Il golpe diventato golpetto (ma non lo ha spiegato alla sua capogruppo Lombardi), la retromarcia su Roma sono gli errori di chi rischiava un pericoloso surriscaldamento della macchina acchiappavoti. In realtà, Grillo ha perso sul piano politico,  è stato sconfitto in Parlamento nella pienezza della legittimità costituzionale. Non è riuscito a distinguersi nel “paesaggio di ombre” evocato dal quotidiano spagnolo El Pais cui si è ridotta la politica italiana.

“Ma il suo vero timore è che la rielezione di Napolitano finisca per dare una frustata vitale al sistema decotto. Quell’insistere nel dire che «tanto il governo non durerà, tanto non c’è niente da fare», tradisce la paura del leader populista: che una presidenza forte sia in grado di ridurre alla ragione i partiti, obbligandoli a compiere i passi riformatori fin qui rifiutati. E questo sarebbe assai dannoso per il messaggio di Grillo. Il quale si è appunto accorto di aver perso, anche per i suoi sbagli, la battaglia che stava vincendo” (Stefano Folli, Sole 24 Ore 22 aprile).