Dossier M5s critica i capi, Beppe Grillo e Casaleggio infuriati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Maggio 2014 - 19:27 OLTRE 6 MESI FA
dossier m5s critica i capi, beppe grillo e casaleggio infuriati

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio (Foto Lapresse)

ROMA – Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio infuriati con il loro stesso Movimento 5 stelle: a fare saltare i nervi ai due leader grillini è il documento interno dello staff di Roma, in cui si leggono, tra l’altro, frasi di questo tenore:

“La chiamata alle armi contro la forza del male (riproduzione del modello anti berlusconiano) è riuscita tanto è vero che a “sinistra”, invece di esultare per un risultato mai ottenuto, hanno invece tirato un sospiro di sollievo (la Repubblica è salva) o inveito contro il grillino sconfitto”.

Nel documento, scritto all’indomani della bruciante sconfitta alle elezioni europee e del discusso incontro tra Grillo e l’indipendentista britannico di ultra destra Nigel Farage, si auspica maggior partecipazione in televisione e il ritorno allo streaming nelle riunioni, ma anche la costituzione di una squadra di governo.

“Non siamo da governo. Ciò che i parlamentari hanno percepito è stato l’atteggiamento di sfiducia nei loro confronti. Seppur elogiati per il loro impegno, i parlamentari del M5S non sono ancora percepiti come affidabili. Si ritengono poco concreti (la battaglia sul 138 l’hanno capita ben poche persone). Mancano di umiltà e a volte sono percepiti come saccenti”.

Allo staff del M5s non sono piaciuti i toni terroristici di Grillo in campagna elettorale: 

“Il voto del 25 maggio non è stato tanto pro-Renzi o pro-Pd, nonostante le percentuali bulgare, quanto contro il MoVimento 5 Stelle e lo spettro della “paura” costruito finemente ed efficacemente per portare, quindi, tutti gli elettori in un alveo di “sicurezza”, rappresentata da Renzi”.

“Gli italiani in questa fase difficile hanno dimostrato di aver bisogno di affidarsi a un uomo forte (fattore che ciclicamente torna nella storia, da Mussolini a Berlusconi) e hanno bisogno di serenità. Renzi ha saputo trasmettere serenità costruttiva, mentre noi abbiamo trasmesso energia sì, ma ansiosa e fatta percepire dai media e dagli altri competitor come distruttiva. Renzi è stato capace di lasciare il segno con un messaggio di novità, grazie al suo linguaggio e ai suoi toni Renzi (volutamente) è apparso diverso dal suo stesso partito, un partito che non trascina, che non ha mai toccato le emozioni del Paese. E Renzi lo sapeva pure. Noi abbiamo cercato di sovrapporre l’immagine del premier a quella del suo partito (il messaggio del “burocrate”), lui ha sempre giocato a disallinearsi, a discostarsi dal suo partito”.