M5S, con 2.500 euro non si campa: voglia di diaria e… Voglia di lira

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Maggio 2013 - 12:08| Aggiornato il 16 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – All’indennità parlamentare ci rinunciamo, alla diaria no: metà dei deputati e dei senatori del Movimento 5 Stelle ha capito che fare politica costa, Roma costa, un appartamento in centro (necessario in una città in una tragica situazione di trasporto pubblico) costa.

In 130 (su 161) hanno votato al referendum online interno: il 48,48% vuole trattenere completamente la diaria. Per la “rendicondazione pura” (ovvero trattenere quanto si spende) sarebbe d’accordo il 36,30%, mentre il 5,30% indicherebbe di stabilire un limite di spesa per macro aree da confermare poi in un’ulteriore assemblea dei gruppo. Il caso ha aperto una forte polemica sul blog di Beppe Grillo. La notizia, tirata fuori dall’agenzia Agi e da Repubblica, era di quelle che dovevano rimanere nel recinto di Fort Grillo.

A quanto ammonta la diaria? Alla domanda risponde dettagliatamente il sito della Camera dei deputati:

L’attuale misura mensile della diaria, a seguito della riduzione disposta dall’Ufficio di Presidenza nella riunione del 27 luglio 2010, è pari a 3.503,11 euro. Tale somma viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico. È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. L’Ufficio di Presidenza, nelle riunioni del 25 ottobre 2011 e del 30 gennaio 2012, ha inoltre deliberato l’applicazione di una ulteriore decurtazione fino a 500 euro mensili in relazione alla percentuale di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d’inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali.

I grillini hanno già rinunciato a metà dell’indennità: prenderanno 5.000 euro lordi invece di 10.000, ovvero 2.500 netti invece di 5.000. Inoltre restituiranno l’assegno di fine mandato (30 mila euro a parlamentare) e il partito non incasserà i 42 milioni di rimborsi elettorali. Ma restano la diaria e le altre voci dello stipendio da parlamentare: siamo arrivati ormai alla terza mensilità e su quelle gli M5S non hanno ancora deciso.

Vito Crimi garantisce: “Dateci qualche giorno e non vi deluderemo”. Lui e Roberto Fico, giovane deputato napoletano fedelissimo di Casaleggio, ricordano una per una tutte le rinunce del M5S. Ma la decisione finale dovrà prenderla in settimana un’assemblea plenaria dei 5 Stelle. E l’unanimità è lontana, per ora.

Scrive il senatore Bartolomeo Pepe sul suo profilo Facebook: “Il non speso lo restituiremo. Ripeto, lo restituiremo”. Però “non chiedeteci di affamare i nostri sottopagati collaboratori; il caffè e la cena gli è dovuta, specie perché è a cena che pensiamo i nostri progetti migliori, specie perché non stacchiamo mai, e chi mi conosce lo sa, specie perché meriterebbero di guadagnare più di noi e non uguale. Perché i nostri collaboratori guadagnano uguale quando lavorano uguale […] renderemo conto alla storia, a Dio e pure a Panorama. Ma dateci il tempo di far quadrare i conti. È solo questione di tempo”.

Patrizia Terzoni, deputata: “Io ho votato per trattenere l’80% perché non è questione solo di vivere, ma anche di espletare il mandato. Io ad esempio, sono dovuta andare in Sicilia. Se ti chiamano, o devi spostarti, che va? Non vai? Con 2.500 euro al mese uno non riesce a cavarsela”.

I soldi ossessionano in questo periodo i grillini, siano essi peones, siano guru come Gianroberto Casaleggio. Il quale è in arrivo a Roma:  fra giovedì e venerdì farà una 48 ore di full immersion con i parlamentari. Parleranno di economia e in particolare di euro, un tema che divide il cofondatore del Movimento 5 Stelle dai suoi rappresentanti a Montecitorio e Palazzo Madama.

Lui è pro-euro e soprattutto non vorrebbe che i suoi deputati e senatori si occupassero di macro-economia: restate sulla micro-economia e il resto lasciatelo a me. Ma loro, e i militanti che affollano forum e meet-up, vorrebbero un doppio euro o ancora meglio un ritorno alla lira in Italia, con l’euro respinto “oltre il Piave”.