M5s, Fabiola Anitori lascia Beppe Grillo. Fuori in 7, quanti ne resteranno?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Giugno 2013 - 17:03 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo

Beppe Grilo (foto Ansa)

ROMA – Erano 163 il 25 febbraio e sono rimasti in 156 il 28 giugno. Sette pezzi persi, 4 al senato, e 3 alla Camera, in quattro mesi dalle elezioni. E in poco più di tre mesi di Parlamento. Il Movimento 5 Stelle, quello che nei propositi del leader Beppe Grillo doveva aprire “il Parlamento come una scatoletta di tonno” tra esplusioni e defezioni vede assottigliarsi la sua pattuglia. E la domanda, lecita, è quanti ne resteranno a fine legislatura.

L’ultima a fare i bagagli e spostarsi più in là di qualche poltrona, nel gruppo misto, è la senatrice laziale Fabiola Anitori. Le motivazioni espresse con chiarezza in una nota dove Anitori attacca un Movimento divenuto, secondo lei, partito “personale” con un sistema “feudale di lealtà”. Tradotto, senza eccessivo sforzo, un partito troppo nelle mani di Beppe Grillo. Riferimento chiaro all’espulsione di Adele Gambaro voluta proprio da Grillo per esternazioni non gradite.

Tre giorni prima dell’addio di Anitori era toccato a un deputato, Adriano Zaccagnini, levare le tende. Con parole non gentili: “M5s è un movimento aziendalista, un Berlusconi 2.0”. Quindi passaggio al gruppo Misto.

Prima di Anitori e Zaccagnini  se n’era andata, il 21 giugno, Paola De Pin, altra senatrice. Porta sbattuta non prima di aver espresso “piena solidarietà alla senatrice Adele Gambaro”. Quest’ultima non se n’è andata. E’ stata cacciata “due volte”, come regolamento M5s prevede. Prima con sfiducia dei Parlamentari, a maggioranza, e poi con ratifica online.  Colpevole di aver accusato Grillo di essere responsabile del flop elettorale alle amministrative con una strategia di comunicazione troppo aggressiva.

Stesso destino capitato qualche settimana prima a Marino Mastrangeli, senatore ciociaro col “vizietto”, non previsto dal codice M5s, della comparsata Tv. Mastrangeli si piace, va in tv locali e poi da Barbara D’Urso. In più ha un rapporto “complesso” con l’allora capogruppo Vito Crimi. Si vota due volte e al  contrario di quanto successo con Gambaro la decisione della sua espulsione è quasi unanime. Le voci in sua difesa quasi assenti.

Infine due deputati di Taranto, Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, che a inizo giugno se ne sono andati nel Misto. Ufficialmente per l’ambiguità delle posizioni di Grillo sull’Ilva.

In totale, ora, a M56, restano 156 Parlamentari. Con un tasso di “abbandono medio” di 2 al mese. Non tantissimi forse. Non pochi, però, per un Movimento che voleva cambiare completamente le regole del gioco politico.