M5S. L’ossessione scontrino si ritorce sugli eletti: Inquisizione su Facebook

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Novembre 2013 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA
M5S. L'ossessione scontrino si ritorce sui cittadini: l'Inquisizione Facebook

M5S. L’ossessione scontrino si ritorce sui cittadini: l’Inquisizione Facebook

ROMA – M5S. L’ossessione scontrino si ritorce sui parlamentari: Inquisizione su Facebook. “Cittadini del M5S Attenti alle Spese dei Propri Parlamentari”: è la nuova pagina Facebook che organizza il controllo capillare di rendicontazioni e giustifiche da parte dei militanti sul web. E’ il nuovo strumento inquisitorio nei confronti dei deputati, un fastidioso fiato sul collo che rischia di trasformarsi in un incubo. Andrea Malagutti de La Stampa evoca i Comitati di Salute Pubblica per descrivere la deriva giacobina, gli effetti della gogna pubblica, il meccanismo automatico di sorveglianza continua e punizione immediata dei sottoposti allo scrutinio permanente su ogni spesa, ogni scontrino, ogni diaria, ogni movimentazione bancaria.

Il deputato, a maggior ragione il deputato cittadino, è colpevole almeno fino a prova contraria. Quella pagina Facebook è impossibile evitarla: “Se trovate discrepanze o spese che non sembrano ragionevoli, chiedete lumi all’interessato. Il vostro commento sarà visibile a tutti e non potrà essere cancellato” . Chi si ribella all’asfissiante controllo, chi, stremato dall’occhiuta presenza, sbotta online, aggrava la sua posizione, le sue parole vengono usate contro di lui. E’ successo a Tommaso Currò (“E’ vero che spendi 80 euro per un pasto?”) che ha dato dei “deficienti” agli accusatori prima di spiegare che ne spende di media 30, prima di scusarsi umilmente.

Il guardiano della morale Luca Granelli, con la sicurezza di uno che ha vissuto un’altra vita prima che esistessero la parola e il dubbio, se la prende con Marta Grande per i dodicimila euro spesi in alloggio in due mesi. Lei lo ignora. Lui la lapida. «La signora ladra ha fatto piazza pulita dei nostri commenti». Allora lei risponde. «Ho fatto una fideiussione. Non sono soldi spesi, ma congelati». (Andrea Malagutti, La Stampa)

C’è chi come Giacomo Anelli chiede di monitorare i calabresi (“Oltre a Barbanti e Dieni controllate anche Molinari, che paga la Cassa Avvocati con la diaria”). Il sospettato Molinari è costretto a una umiliante giustificazione pubblica: “Questa storia è una porcheria. Io, come gli altri, ho rinunciato al trattamento di fine mandato, ma non essendo un lavoratore dipendente non ho qualcuno che paga i contributi per me. Dunque ovviamente pago la Cassa con i miei soldi. Nel frattempo, rischiando di perdere i clienti di vent’anni, ho smesso di esercitare proprio per non avere conflitti d’interesse. Ma ormai qui è un po’ come il terrore durante la rivoluzione francese. E il peggio deve ancora venire”. E’ così che funziona la gogna pubblica, è così che ha sempre funzionato con gli epuratori: c’è sempre qualcuno più puro di loro che alla fine li epura.