Stadio della Roma: “Ecco quando Beppe Grillo ha detto sì a Pallotta e Parnasi”

di Alessio Rossini
Pubblicato il 15 Febbraio 2017 - 19:33 OLTRE 6 MESI FA

Ecco quando Beppe Grillo ha detto sì a James Pallotta e Luca Parnasi sullo stadio della Roma“: il sito Formiche.net ha scovato il momento in cui il leader e co-proprietario del Movimento 5 Stelle ha scelto di far cambiare rotta alla giunta Raggi sul progetto del nuovo stadio di Tor di Valle, fino ad allora osteggiato dai 5 Stelle e dalla prima sindaca donna e pentastellata della Capitale. Decisivo è stato un incontro novembrino a Piazza del Popolo allo studio Tonucci & Partners fra Grillo, Baldissoni e Parnasi. Racconta Manola Piras su Formiche:

Un incontro che si è concluso con un sì: lo stadio della Roma si farà. Circa tre mesi fa, durante una delle sue discese a Roma, il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, si vede con Mauro Baldissoni, direttore generale della società di calcio giallorossa, e con Luca Parnasi, il costruttore patron di Parsitalia ed EurNova (la società perno del progetto immobiliare legato al nuovo stadio della Roma), subentrato nella gestione del progetto dopo la scomparsa del padre.

Ancora non si sono spenti gli echi del no della giunta capitolina alle Olimpiadi 2024 e del conseguente ritiro della candidatura da parte del Coni che il numero uno del M5S comunica agli interessati la sua decisione di far realizzare l’impianto: non vuole altre polemiche, non vuole che il Movimento – alla prima vera prova di governo – sia ricordato solo per una serie di “niet” a questioni di un certo rilievo.

Arriva dunque il via libera politico che in seguito sarà “comunicato” all’opinione pubblica da Luigi Di Maio e da Alessandro Di Battista che continuano a ribadirlo. Il vicepresidente della Camera solo tre giorni fa ha detto che “lo stadio della Roma si farà, resta un nostro obiettivo”; il deputato cinquestelle – tifoso laziale – solo poche ore prima era stato chiaro: disco verde perché “il Movimento mantiene le sue promesse”. Anche a costo – come si sottolinea in queste ore nei conciliaboli fra esponenti della base grillina – di rivedere la posizione storica dei Pentastellati a Roma che con documenti e interventi pubblici avevano bollato – compresa l’allora consigliere comunale di opposizione a Ignazio Marino, Virginia Raggi, ora sindaco della capitale – il progetto complessivo, specie nella parte extra stadio, come una “speculazione edilizia” (come si poteva leggere alla fine del 2014 anche sul blog di Grillo).

Da notare che l’incontro fra Grillo, Baldissoni e Parnasi è avvenuto lontano da occhi indiscreti in un luogo di importanza non secondaria per la squadra romana, ovvero nella sede dello Studio Tonucci & Partners, a piazza del Popolo. Si tratta dell’ufficio legale (giudicato il miglior studio legale nel diritto sportivo) che segue il presidente e azionista della Roma, James Pallotta, fin dal suo arrivo nella Capitale per l’avventura in giallorosso. Lì lavora Baldissoni, avvocato esperto di diritto societario e finanziario prima che dg della società calcistica; sempre lì ci si dà appuntamento per riunioni dell’As Roma lontane dalla sede, un po’ decentrata, di Trigoria.

Il resto è storia dei nostri giorni: l’accordo per realizzare lo stadio è vicino, la limatura alle cubature sono in fieri, e l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini – da sempre molto critico col progetto – è ormai (irrevocabilmente) lontano. Infine, Virginia Raggi ha anche motivato in giornata il perché di un’intesa da trovare: il rischio di una “causa multimilonaria” (parole del sindaco in un post sul blog di Grillo). Ecco il passo saliente del post: “Quello che forse non tutti sanno – perché i giornali dimenticano sistematicamente di ricordarlo – è che il progetto dello stadio a Tor di Valle lo ereditiamo dal sindaco Marino e dalla maggioranza Pd che, nel loro stile, hanno pensato più agli interessi particolari che a quelli generali, cioè di tutti i cittadini romani. Così, al nostro insediamento, ci siamo trovati con un progetto con una eccedenza di edificazione SOLAMENTE del 70 per cento in più rispetto a quanto previsto dal piano regolatore generale. E, chiaramente, essendo entrati in corsa, ci siamo trovati un iter già avanzato e quasi a conclusione che, in altre parole, significa: causa multimilionaria all’orizzonte che la società potrebbe intentare contro il Comune di Roma, per via degli atti amministrativi compiuti dalla giunta Marino in accordo col Pd che hanno creato i presupposti per il mancato guadagno”.