Dagospia: Berlusconi e le barzellette, incontenibile ironia? No, un modo per rafforzare il consenso

Pubblicato il 5 Novembre 2010 - 21:31| Aggiornato il 20 Aprile 2018 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi racconta le sue ormai “proverbiali” barzellette perché vuole rafforzare le proprie idee, non solo perché è un “inguaribile” umorista. E’ questa la tesi sostenuta da Simone Barillari nel libro “Il re che ride”. Alcune parti del volume sono state pubblicate sul Fatto Quotidiano e poi riprese dal sito Dagospia.

Ecco alcune barzellette e la loro spiegazione.

Il negro

A Rimini un vù cumprà sta cercando una pensione dove andare a dormire. Tutti però gli rispondono che sono al completo, che non hanno posto. Non c’è niente da fare. Capisce che il problema è la sua pelle nera, ma non si arrende e continua a cercare, inutilmente. Quando arriva alla fine del lungomare entra nell’ultima pensione e di fronte alla stessa identica risposta degli altri albergatori esclama: “Non è vero che siete al completo: voi siete razzisti!” E l’albergatore romagnolo risponde: “Razzisti noi? At’ se tè che tsè negher, sei tu che sei negro!”.

Secondo Barillari questa barzelletta si riferisce a Carlo De Benedetti: “In quel periodo De Benedetti aveva invitato alcuni dei più ambiziosi imprenditori italiani a formare un consorzio industriale per sfruttare sinergie di produzione ed economie di scala, ma la sua proposta gli aveva attirato quasi solo diffidenze e sospetti. Commentando quel fallito tentativo di stringere un’intesa con altri imprenditori, Berlusconi paragonava De Benedetti all’ostinato negro che non si rassegna a esserlo e al suo vano peregrinare alla ricerca di qualcuno che lo accolga: non sono gli imprenditori che lo respingono, suggeriva malignamente Berlusconi, è lui che è un reietto del mercato”.

La cartolina privata

Raccontando a un amico di essersi fatto disegnare un neo sul pene, un uomo spiega orgoglioso: “L’ho fatto perché così, quando mi eccito, il neo diventa un moscone”. “Io invece mi sono fatto tatuare le lettere ‘S o’ ” ribatte l’amico. “Così, quando mi eccito, compare la scritta: “Saluti da San Benedetto del Tronto”.

Barillari ricorda che Berlusconi raccontò questa barzelletta a Bill Clinton, nel periodo in cui l’ex presidente americano rimase coinvolto nello “scandalo Lewinsky”: probabilmente dunque si è trattato di una sorta di “captatio benevolentiae”.

Bondage

Sapete come Bossi fa l’amore con sua moglie? La Lega.

Spiega Barillari che questa barzelletta sulle difficili relazioni tra Umberto Bossi e sua moglie appartiene al lungo filone di storielle a sfondo sessuale dedicate al fondatore della Lega Nord. E anche questa, come tutte le altre, si fa beffe della sua inalberata virilità leghista.

I carabinieri

“Sapete quante sono le barzellette sui carabinieri? Due, tutte le altre sono storie vere”.

Anche in questo caso Barillari ha una spiegazione: “Forse solo gli italiani, tra tutti i popoli del mondo, hanno preso come prototipo della stupidità, nelle loro barzellette, non un popolo confinante e rivale (come fanno, per esempio, i francesi con i belgi, i tedeschi con gli austriaci e gli austriaci con gli svizzeri), ma i rappresentanti delle proprie forze dell’ordine, rivelando fatalmente, in questa singolare tradizione comica, alcuni antichi e incancellabili connotati del carattere nazionale. Le barzellette sui carabinieri sono il genere più ampio e prolifico della grande letteratura orale dell’umorismo italiano, e anche Silvio Berlusconi dimostra di avere, come ogni cultore della comicità breve, una selezionata serie di storielle dedicate agli uomini dell’Arma. La prima è questa vecchia barzelletta sulle loro barzellette: durante un pranzo in una prefettura di provincia il presidente, forse ispirato dal luogo, la racconta ad alcuni dirigenti locali di Forza Italia seduti a tavola con lui”.