Proposta Pd: via il reato di concussione. Silvio salvo al processo-Ruby

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 2 Marzo 2012 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA

Karima El Mahroug detta Ruby (foto LaPresse)

ROMA – Il Pd propone di abrogare il reato di concussione per trasformarlo in corruzione o estorsione: il primo, clamoroso effetto, si avvertirebbe a Milano, dove al processo-Ruby, Silvio Berlusconi verrebbe immediatamente prosciolto per il capo d’accusa ritenuto più solido. Se il reato non esiste più Berlusconi non può essere processato come concussore, quella telefonata alla Questura, in cui l’ex primo ministro accreditava la minorenne marocchina come nipote di Mubarak, processualmente diventa quasi irrilevante.

Quasi, perché al massimo a Berlusconi potrebbe essere contestato l’abuso di ufficio, di gran lunga meno grave della concussione. L’abuso è punito con 3 anni, la concussione con 12. Nel processo Berlusconi dovrebbe, a questo punto, affrontare solo l’accusa di prostituzione minorile, fattispecie di reato molto più difficile da provare. Insomma la telefonata rischiava di inchiodarlo, la cancellazione del reato lo salva. Proscioglimento quindi, perché il reato è caduto e quello nuovo non esisteva al momento del fatto.

L’emendamento (dove si propone la cancellazione del reato) del Pd al ddl anticorruzione viene visto come un punto di partenza per un’intesa complessiva per la riforma. In effetti tra concussione e corruzione ci sono diverse punti di contatto: anche da un punto di vista etimologico il termine deriva da concussus, participio passato di concutere, in italiano “estorcere”. L’obiettivo dichiarato dai proponenti Pd è di “rendere più netti i contorni dei comportamenti corruttivi rispetto a situazioni in cui la vittima subisce pressioni, minacce, anche indirette, o violenza da parte del pubblico ufficiale che abusa delle sue funzioni”. Obiettivo posto anche da Ocse e Consiglio d’Europa per contrastare più efficacemente la corruzione internazionale: spesso, infatti, il concusso è considerato “vittima” e quindi non è punibile. In generale il ddl anticorruzione su cui si discute prevede un inasprimento delle pene per i reati di corruzione e un conseguente aumento degli anni necessari alla prescrizione.

Tuttavia, il significato politico di questa cancellazione rischia di apparire pesantemente ingigantito in termini di patto innaturale  o inciucio che dir si voglia. Il “salvataggio” del premier al processo e la concomitante apertura di dialogo in tema di larghe intese è difficile farli derubricarli a semplici coincidenze. Non passa inosservato, per esempio, come sul Sole 24 Ore di venerdì 2 marzo, la notizia della cancellazione del reato sia posta accanto al rilancio in tema di grandi intese (Pdl, Pd e Terzo Polo alleati nel 2013) compiuto dallo stesso Berlusconi. “Possibili se c’è accordo con il Pd sulle riforme” ha spiegato Silvio Berlusconi.

Cosa dice l’art. 317 che si vuole abrogare? “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”. In effetti, l’accusa della procura di Milano verteva proprio sull’induzione, contestata a Berlusconi, nei confronti del funzionario di Polizia, a fornire prestazioni non dovute. Indurre nel senso di persuadere abusando di poteri fuori dai casi o al di là dei limiti stabiliti dalla legge.