Berlusconi, servizi sociali a casa. Gli avvocati ci provano

di Daniela Lauria
Pubblicato il 11 Ottobre 2013 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi, servizi sociali a casa. Gli avvocati ci provano

Berlusconi, servizi sociali a casa. Gli avvocati ci provano (Foto Lapresse)

ROMA – Silvio Berlusconi potrebbe scontare i servizi sociali a casa. O almeno, è questa l’ipotesi prevalente a cui starebbero lavorando i suoi avvocati: una sorta di arresti domiciliari, comodamente seduto alla scrivania nel suo studio a Palazzo Grazioli, ma con la libertà di uscire dopo l’orario di lavoro pattuito. Ha tempo fino al 15 ottobre per presentare formalmente la sua richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali ma in queste ore gli offerenti si accalcano alla porta.

C’è chi, come Francesco Storace, gli ha proposto di andare a scontare la pena al Giornale d’Italia: “Potresti occuparti della raccolta pubblicitaria, sei un professionista”. “Valuterò”, gli avrebbe risposto il Cavaliere. Chi lo vuole chiuso in una stanzetta, alla cui porta lo attenderebbero in fila gli imprenditori in crisi, in cerca di un consiglio. Gino Strada lo inserirebbe volentieri in Emergency, per spedirlo in Sudan o a Kabul. C’è persino “Il tappeto di Iqbal”, circo di strada napoletano: “Berlusconi potrebbe andare in scena con le barzellette…”. Anche il Codacons si è scomodato: chi meglio del Cavaliere potrebbe difendere i consumatori?

E poi ci sarebbero le due associazioni gestite dai Radicali, a Roma, “Nessuno Tocchi Caino” e “Non c’è pace senza giustizia”, oggi alleate di Berlusconi sul fronte giustizia, così come l’Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia. Ma suonerebbe un po’ come un atto di sfida, sull’onda del risentimento e della retorica anti-magistratura che accompagna ogni suo discorso. Mossa perciò, controproducente, visto e considerato che una volta presentata domanda formale per i servizi sociali, verrà avviata un’attività istruttoria dall’Uepe (ufficio di esecuzione penale esterna). Seguirà una lunga serie di colloqui con gli assistenti sociali. E, in teoria, l’accesso alla pena alternativa potrebbe venirgli negato se non ci fossero un ravvedimento e una volontà riparativa.

Insomma, la lista degli offerenti è parecchio lunga. Ma per il Cavaliere, l’ipotesi più conveniente resta quella del lavoro socialmente utile da casa: a stilare un programma economico per le fasce più deboli o, ma è quasi un azzardo, a fare attività politica, che è pur sempre un’attività a carattere sociale. Motivo? Con queste soluzioni si eviterebbe il problema di andare in giro a fare del bene con l’ingombrante doppia scorta, personale e di Stato, 40 uomini in tutto.

Se lo contendono persino i suoi avvocati: Coppi lo vorrebbe a Roma, vicino a sé e alla politica, Ghedini lo vorrebbe a Milano, vicino a sé e alle aziende. Ma Berlusconi sembra aver già fatto la sua mossa in tal senso, trasferendo la sua residenza da Arcore a Palazzo Grazioli. Martedì sapremo cosa ha deciso.