“Berlusconi istigò Tarantini a mentire”. E sapeva delle escort…

Pubblicato il 27 Settembre 2011 - 13:33 OLTRE 6 MESI FA

BARI – Berlusconi avrebbe “istigato Gianpaolo Tarantini a mentire” ai giudici in cambio di “una promessa (anche tacita) di farsi carico della situazione dell’imprenditore”. E il premier “sapeva” che le ragazze che accompagnavano l’imprenditore “erano escort”. E’ quanto scritto dai giudici del tribunale del Riesame nelle motivazioni che hanno portato al trasferimento dell’inchiesta da Napoli a Bari. Il presidente del Consiglio potrebbe essere indagato per “istigazione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria”. Tarantini avrebbe “ammorbidito” la versione sulle feste di Palazzo Grazioli. Berlusconi inoltre era per i giudici “pienamente consapevole” che Tarantini avrebbe portato al suo cospetto quelle che erano escort a tutti gli effetti.

Nelle trenta pagine dell’ordinanza, ampiamente citate da Corriere della Sera e Repubblica, i giudici di Napoli hanno escluso che si possa parlare di estorsione, ma ci poteva essere invece un accordo, anche implicito, di “do ut des”. Invece, come riporta anche l’Ansa, secondo il Riesame ”la condotta processuale fin dall’origine assunta da Tarantini volta a tenere il più possibile indenne il presidente del Consiglio Berlusconi dai verosimili danni alla sua immagine pubblica derivanti dalla divulgazione dei risvolti più sconvenienti del processo pendente presso l’autorità giudiziaria barese è stata indotta dalla promessa (anche tacita o per facta concludentia) da parte del premier di farsi carico, dal punto di vista economico in senso lato, della situazione di Tarantini”.

Per i giudici del Riesame questa condotta “posta in essere da Silvio Berlusconi – scrivono i giudici nell’ordinanza – con il concorso in qualità di intermediario di Valter Lavitola nei confronti di Tarantini appare perfettamente rispondente al paradigma legislativo di cui all’articolo 377 bis c.p.”. Il reato appunto di “istigazione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria”.

Invece i giudici non credono ai regali di denaro di Berlusconi a Tarantini: la giustificazione delle somme di denaro elargite da Silvio Berlusconi a Gianpaolo Tarantini fornita dal premier e dall’imprenditore ai magistrati (”spirito di liberalità e solidarietà del presidente del Consiglio nei confronti di un soggetto trovatosi in gravi difficoltà economiche”) e’ ritenuta dal Tribunale del Riesame ”inevitabilmente smentita non solo da una serie di argomentazioni di ordine logico, ma anche da una pluralità di circostanze di fatto emergenti dagli atti”.

Secondo i giudici le “dazioni” di denaro e le altre ”utilità” date da Silvio Berlusconi a Gianpaolo Tarantini cominciano quando Tarantini viene indagato a Bari e ”culminano” quando Gianpi, con il patteggiamento, avrebbe potuto ”contribuire a ‘stendere un velo’ su notizie e fatti che avrebbero destato sicuro clamore mediatico” per il coinvolgimento del premier nella vicenda escort.