Fini-Berlusconi: dopo la rottura

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 30 Luglio 2010 - 17:19| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Come avevamo previsto, lo scontro tra Berlusconi e Fini è esploso e non troverà ricomposizione nè politica nè tanto meno umana. La rottura si è consumata su questioni essenziali: l’idea di nazione, il federalismo, l’etica pubblica, la commistione tra politica e affari, la legge bavaglio, il giudizio su Falcone, Borsellino e sul mafioso Mangano tanto caro a Marcello Dell’Utri. Non ci sembrano questioni dettaglio e peseranno comunque su quello che resta della maggioranza, al di là delle dichiarazioni di lealtà verso la maggioranza ribadite anche oggi dal presidente della Camera.

Le tensioni cresceranno perchè Berlusconi non ha mai accettato e mai accetterà di sentirsi qualcosa di diverso dal prorpietario di una impresa e di una coalizione. Il proprietario di una azienda, nonchè amministratore delegato, non può accettare di essere contrastato e contestato e dunque dovrà spingere per espellere definitivamente dal centro destra il nuovo gruppo parlamentare.

Nelle prossime ore assisteremo ad un crescendo di accuse, di comizi a reti unificate, di dossier contro Fini e la sua pattuglia, di corteggiamenti verso Casini e verso i parlamentari del gruppo misto. Non sarà facile fare acquisti perchè mai come ora Berlusconi sembra e forse è un vecchio capo incattivito, disperato, sprovvisto della bussola di orientamento. Per qualche mese resisterà, userà tutti i mezzi possibili, non è detto che il Paese non possa persino essere sottoposto a tensioni di ogni genere.

Mai come in questo momento sarebbe davvero il caso di superare gelosie, frazionismi, spirito di appartenenza per lasciare il campo ad una nuova, inedita alleanza che ponga al centro non l’antiberlusconismo, ma la necessità nazionale di uscire dalla palude, dall’inerzia, dal tracollo dell’etica e dell’economia, dall’espodere della questione sociale che nessuno spot potrà mai sanare.