Mediaset, Berlusconi “evasore condannato”. Ma si aspettava il salvacondotto?

di Daniela Lauria
Pubblicato il 26 Ottobre 2012 - 18:45 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi “evasore condannato”. Ma forse si aspettava un salvacondotto?
(Foto Lapresse)

MILANO – Berlusconi “evasore condannato“: è l’immagine che ci hanno restituito i giudici della I sezione Penale di Milano. Dopo un percorso a ostacoli lungo 10 anni e un processo monstre di 6 anni che ha portato alla sentenza di primo grado, l’ex premier è stato condannato a 4 anni per frode fiscale. Per lui anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Ma ciò che fa specie è che la sentenza giunga a non più di 48 ore dall’annuncio della sua ritirata. 

Il dubbio più grande, però, quello che favorisce i cattivi pensieri è che Berlusconi abbia sgomberato la scena politica, aspettandosi qualcosa in cambio. Una sorta di “salvacondotto”, parola troppo ingombrante forse, ma insomma quello che in altre circostanze chiameremmo un “trattamento di fine rapporto”. Non un emolumento o una liquidazione in denaro certo, ma è lecito insinuare che un giudizio più clemente fosse nelle aspettative del Cavaliere? Beninteso, siamo sempre nel campo delle ipotesi e delle chiacchiere da bar. Questa è la prima condanna netta per Silvio Berlusconi: 4 anni di reclusione per una frode fiscale di 7,3 milioni di euro in relazione alla “compravendita fittizia” dei diritti televisivi Mediaset.  E i giudici non hanno soltanto accolto le impostazioni d’accusa del pm De Pasquale, ma hanno inflitto all’ex premier una pena ancor più severa. Quattro anni di galera in luogo dei 3 anni e 8 mesi chiesti.

La difesa Berlusconi aveva sempre dichiarato la sua estraneità dalle accuse sostenendo che con la sua entrata in politica non si era mai più occupato dei bilanci Mediaset e della compravendita dei diritti televisivi. Ora che ha annunciato, urbi et orbi, la sua ritirata dalla scena politica, quale era la moneta di scambio che Berlusconi si accingeva a riscuotere?

O forse il Cavaliere conosceva già la sorte a cui andava incontro? Dei quattro anni inflitti, tre sono già condonati per l’indulto del 2006. Resta l’interdizione dai pubblici uffici, che comunque scatterebbe solo dopo il terzo grado di giudizio. E poi, considerando che le motivazioni sono state presentate insieme alla sentenza, risparmiando due o tre mesi, ai giudici restano ancora pochi mesi per appello e sentenza definitiva in Cassazione. La prescrizione scatterebbe ad aprile 2013. Ma intanto sulla sua testa pendono altri tre processi: a dicembre la sentenza sul caso Ruby, ancora a Milano è imputato per rivelazione di segreto d’ufficio per la diffusione dell’intercettazione segreta sul caso Unipol e a Bari con Lavitola per aver indotto Gianpi Tarantini a dichiarazioni mendaci.

Sembra che si chiuda così un’epoca storica più che una fase politica. L’uomo che ha diviso in due l’Italia, azzerando idee e progetti di chi era con lui e anche di chi lo ha combattuto, magistrati compresi, riducendo lo scontro politico a una partita tra berlusconiani e anti-berlusconiani, si è fatto da parte. E nello stesso momento giunge anche la sentenza. Strane coincidenze, direbbero certi maligni.