I ribelli a Berlusconi: Crosetto, Meloni, Frattini

Pubblicato il 6 Dicembre 2012 - 19:57 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi (Foto Lapresse)

ROMA –  ”Sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo”, così diceva mercoledì Silvio Berlusconi. “Assediato” si descrive lui ma a giudicare dai tempestivi e primissimi distinguo non sembra proprio che il partito sia compatto dietro il grido “Silvio torna”. Tre nomi di spicco, addirittura due ex ministri, tre volti che più rappresentativi non si può, hanno detto che di Silvio, francamente, farebbero a meno.

Giovedì mattina, addirittura in diretta tv, è stato Guido Crosetto a palesare tutto il suo malessere. Su Omnibus, La7, il tema era ovviamente la discesa in campo di Berlusconi. Crosetto dice  e non dice: ”La decisione di Berlusconi non lascia indifferenti né lascia il Pdl così com’era prima, ma comporta delle decisioni conseguenti. Sicuramente ci saranno berlusconiani contenti decisi ad andare avanti così ma anche altri che dopo ieri sera probabilmente prenderanno un’altra strada”. E un attimo prima di svuotare tutto il suo malcontento lascia lo studio in anticipo, scosso.

Arriva Berlusconi, quindi, addio primarie. Primarie richieste, organizzate, raccolte di firme fatte, poi tutto cestinato. Torna Silvio. E Giorgia Meloni, giovane ex ministro e sfidante alle primarie poi abortite, non la prende bene. Si sfoga su Twitter e il tono è più diretto di quello usato da Crosetto: “Considero la ricandidatura di Berlusconi un errore. In ogni caso, decisioni come questa vanno discusse e prese negli organi competenti”. Come dire, non è che si può fare e disfare tutto in base agli umori del Capo.

Il “condominio Pdl” è in fermento e anche Franco Frattini, pure non estraneo a mal di pancia, dice la sua. A differenza del suo partito voterà “sì” al decreto Sviluppo di Passera.  ”E’ la prima volta che voto in dissenso ma non mi sento di cambiare le mie idee. Questo è un momento abbastanza difficile dal punto di vista personale”. Poi Frattini ha aggiunto: ”Questo provvedimento è stato già votato da questa maggioranza; non condivido la impostazione generale dell’astensione”. L’ex ministro degli Esteri ha spiegato che ”il popolarismo europeo a cui aderiamo ci impone di continuare a sostenere il governo Monti, pur presentando i nostri emendamenti. Non mi sento di cambiare idea, per cui oggi non mi sento di seguire l’indicazione del mio gruppo parlamentare. Preferisco difendere l’interesse nazionale e non alimento l’instabilità ed un rischio grave per il Paese”.