Riforma del Senato, Forza Italia si spacca. In 18: “Votiamo no ma…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Marzo 2015 - 12:35 OLTRE 6 MESI FA
Riforma del Senato, Forza Italia si spacca. In 17: "Votiamo no ma..."

Riforma del Senato, Forza Italia si spacca. In 17: “Votiamo no ma…”

ROMA – Forza Italia spaccata, 18 voti mancanti dalle parti del Pd, il M5S che esce dall’Aula. Alla fine, nonostante questi dati, la riforma del Senato passa nel voto a Montecitorio.

I “verdiniani“, ovvero la corrente di Forza Italia favorevole alle riforme con Renzi, ha votato no alla riforma. Ma in 18 hanno firmato un documento per dire che, nonostante l’atto d’obbedienza alla linea dettata da Berlusconi, non sono d’accordo con la brusca virata antigovernativa successiva alla rottura del Patto del Nazareno che aveva visto per mesi governo e Forza Italia collaborare sulle riforme e votare in conseguente sintonia. Il documento è scritto come una lettera, il destinatario è Berlusconi e i 18 gli si rivolgono con un familiare “tu”:

“Desideriamo rappresentarti il nostro profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera. Siamo infatti convinti della bontà del percorso che era stato avviato con il cosiddetto ‘patto del Nazareno’, un percorso che ci aveva rimesso al centro della vita politica del Paese e che ci aveva consentito di partecipare ad un processo di riscrittura della Costituzione che per la logica fisiologia della politica non poteva che avere natura ‘compromissoria’”.

Alla fine la riforma del Senato passa anche se si contano parecchie astensioni: 357 i sì, 125 i no. Circa 130, di conseguenza, gli astenuti. La minoranza Pd ha votato sì  (ma mancano 18 voti democratici) ma chiedendo in cambio un ripensamento sulla legge elettorale. Chi sono i dissidenti dem? Lo scrive Repubblica:

Nel gruppo dem sono 18 i voti che alla fine mancano. Dai tabulati emerge infatti che in 3 si sono astenuti e 15 non hanno partecipato al voto. I tre deputati del Pd che in aula alla Camera si sono astenuti nel voto finale sulle riforme costituzionali sono il lettiano Guglielmo Vaccaro, il bersaniano Carlo Galli e Angelo Capodicasa. Non hanno partecipato al voto i seguenti 18 deputati: oltre a Fassina, anche Ferdinando Aiello, Demetrio Battaglia, Lorenzo Becattini, Francesco Boccia, Paola Bragantini, Massimo Bray, Maria Chiara Carrozza, Ezio Primo Casati, Pippo Civati, Vincenzo Folino, Francantonio Genovese (che risulta non partecipante ma perché attualmente è agli arresti), Giovanna Martelli, Luca Pastorino, Michele Pelillo. Ddi questi 18, però, in 7 sono assenti giustificati e si tratta di Carrozza, Casati, Becattini, Folino, Martelli, Battaglia e Bray. I veri voti di protesta sono quindi 7 (escludendo sempre Genovese).