Su Mills rischia ancora, su Ruby il processo si fa: le “grane” di Silvio

Pubblicato il 15 Febbraio 2012 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (Foto LaPresse)

ROMA – Ancora “grane” giudiziarie per Silvio Berlusconi: il processo Ruby, in cui è indagato per concussione e prostituzione minorile, andrà avanti e lui potrà essere processato. Inoltre il Cavaliere rischia ancora anche nel processo Mills: la prescrizione potrebbe arrivare troppo tardi (secondo il pm tra maggio e luglio) e per Berlusconi si prefigura la possibilità di una condanna a cinque anni di carcere per corruzione. Cosa farà adesso il Cavaliere? Si lascerà processare o cercherà da una parte di far slittare il processo Mills fino alla prescrizione e dall’altra di approvare in Parlamento la norma del “processo lungo”?

Per quanto riguarda il processo Ruby,  martedì i giudici della Consulta hanno respinto il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera stabilendo di fatto che quando la sera del 28 maggio 2010 Berlusconi telefonò ben 7 volte allai questura di Milano per fare in modo che la minorenne Karima El Marhoug, in arte Ruby, venisse subito rilasciata e consegnata nelle mani della sua consigliera Nicole Minetti, non lo fece nella sua funzione di Presidente del Consiglio. Non era dunque una telefonata da premier per far liberare la “nipote di Mubarack”, ma una telefonata fatta in veste di privato cittadino, potente. Da qui l’accusa di concussione.

Con la sentenza dei giudici Costituzionali, di fatto, il processo in corso a Milano riceve una nuova garanzia: quella di poter essere celebrato fino in fondo e con una certa tranquillità. Anzi. Respingendo il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camere, la Consulta indirettamente certifica la correttezza delle indagini svolte e dell’impianto accusatorio che sul punto (l’indebito intervento di Berlusconi in Questura) ipotizza il reato di concussione. E ne radica dunque la competenza.

Una “batosta” per Berlusconi che già pensava di essersi liberato da questo processo. Una batosta pesante a cui si va aggiungere quella del processo Mills: mercoledì mattina il pm di Milano Fabio De Pasquale ha infatti chiesto 5 anni di carcere per Berlusconi per corruzione in atti giudiziari sostenendo che la difesa si basa su “carte false”. Anche qui, il premier già pensava di esserne uscito: secondo i conti degli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo arriva presto; per il Tribunale, tra il 15 e il 17 febbraio, per altri al più tardi tra il 18 e il 19 febbraio. Ma De Pasquale sbaraglia tutti e dice che, invece, la prescrizione cade “tra il 3 maggio e la meta’ di luglio di quest’anno”, quindi c’è il tempo per una condanna. Inoltre la Presidenza del Consiglio, rappresentata dal legali di parte civile Gabriella Vanadia, ha chiesto nei confronti di Silvio Berlusconi un risarcimento di 250 mila euro da versare in solido con il legale inglese, gia’ condannato in primo e secondo grado e poi prescritto dalla Cassazione.

Per il Cavaliere, quindi, si ricomincia a tribolare sulla giustizia. Il primo appuntamento sarà venerdì, quando ci sarà un’udienza del processo Ruby. Anche questa volta l’imputato Silvio Berlusconi, come sempre, non ci sarà. Ma forse torneranno in aula i suoi legali storici, gli avvocati Ghedini e Longo, che avevano disertato le ultime udienze impegnati negli altri processi del Cavaliere e nella speranza che la Consulta cambiasse i destini di un processo “difficile”. Difficile perché irto di spine per Berlusconi. E la recente testimonianza dell’assistente di polizia Ermes Cafaro, che ha raccontato le prime confidenze di Ruby (“Silvio mi fece delle avances sessuali”), ha già fatto capire perché.

Adesso che farà Berlusconi? C’è chi dice che porterà avanti il progetto di proporre in Parlamento una norma “blocca Ruby“, ovvero accelerare l’iter della “processo lungo”, che contiene già due zeppe per rallentare i dibattimenti, in particolare i suoi a Milano, Ruby, Mills, Mediaset, Mediatrade. Più poteri alle difese nell’imporre ai giudici la lista dei testi, divieto di usare le sentenze definitive già nei processi in corso. L’assist a cui pensava Berlusconi, quella piccola regola che imporrebe, sempre ai giudici, di fermare le udienze in presenza di un conflitto di attribuzione, è saltata per il processo Ruby.