Totò Riina: “Berlusconi ci dava 250 milioni ogni sei mesi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Settembre 2014 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Totò Riina: "Berlusconi ci dava 250 milioni ogni sei mesi"

Totò Riina (Foto Lapresse)

MILANO – “Silvio Berlusconi ci dava 250 milioni ogni sei mesi”: è quel che il boss di Cosa Nostra Totò Riina, intercettato in carcere, ha detto ad un altro detenuto, Alberto Lorusso, compagno d’ora d’aria ad Opera (Milano). La notizia è riportata da Salvo Palazzolo sulla Repubblica.

Palazzolo riferisce di un susseguirsi di battute su “festini in Sardegna e in Puglia” dell’ex presidente del Consiglio, di Riina che ride dicendo “Mubarak, Mubarak” in riferimento alla versione su Ruby-Karima el Marough sostenuta da Berlusconi e dai suoi parlamentari a proposito della famosa telefonata in questura a Milano, in cui l’ex premier disse che la minorenne marocchina era nipote del presidente dell’Egitto.

“Che disgraziato, è un figlio di puttana che non ce n’è”,

avrebbe detto Riina, sempre secondo quanto riporta Palazzolo. Poi il boss di Cosa Nostra è passato a ricordare gli anni Ottanta e Novanta, quando Berlusconi

“a noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi”.

Questa frase è finita nelle intercettazioni disposte dai pm di Palermo nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, una sorta di “patto di protezione” per il quale l’ex senatore Marcello Dell’Utri è finito in carcere, in quanto considerato l’intermediario tra i vertici della mafia e Berlusconi.

Scrive Palazzolo:

È la storia di una lunga stagione, che Riina racconta così, il 22 agosto dell’anno scorso: «È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d’accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati ». Diversamente, come è emerso dai processi, andò a Catania. Conferma Riina: «Gli hanno dato fuoco alla Standa ed i catanesi dicono: ma vedi di…. Non ha le Stande? gli ho detto: da noi qui ha pagato… così li ho messi sotto. Gli hanno dato fuoco alla Standa… minchia aveva tutte le Stande della Sicilia. Gli ho detto: bruciagli la Standa».
Ed ecco il passaggio che per i pm vale più di tutti i racconti dei pentiti al processo Dell’Utri: «A noialtri ci dava 250 milioni ogni sei mesi», rivela il capo di Cosa nostra dopo 47 minuti di passeggiata nell’atrio del carcere milanese di Opera. E spiega come iniziò tutto: «Quello… è venuto il palermitano… mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno… si è messo d’accordo… Dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c’era quello a Milano. Là c’era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello… il senatore ». Ovvero, Dell’Utri, che Riina definisce «una persona seria». Il «palermitano» dovrebbe essere invece il boss Tanino Cinà, che negli anni Settanta suggerì a Dell’Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere a Villa Arcore quando Berlusconi cercava «protezione».

Secondo i pubblici ministeri di Palermo queste parole di Riina confermerebbero il ruolo di intermediario svolto da Dell’Utri nella seconda fase della trattativa.