Stadio della Roma a Tor di Valle come andrà a finire? Sovrintendenze, conferenze, fallimenti…

Pubblicato il 26 Febbraio 2017 - 06:01 OLTRE 6 MESI FA

 

Stadio della Roma a Tor di Valle come andrà a finire? Sovrintendenze, conferenze, fallimenti...

Stadio della Roma a Tor di Valle come andrà a finire? Sovrintendenze, conferenze, fallimenti…Nella foto: la triuna dell’ippodromo ora vincolata

Stadio della Roma a Tor di Valle. Vedremo nei prossimi giorni cosa si agita dietro gli entusiasmi di facciata di venerdì sera 24 febbraio. L’accordo che è emerso dopo molte ore di negoziato,  fra i rappresentanti del Comune, della Roma e del costruttore  Luca Parnasi, prevede il taglio del 50 per cento delle cubature previste dal progetto originario (il 60% in meno per la parte relativa al Business Park), eliminate tre torri di uffici. In più come regalo a Roma, interventi per mettere in sicurezza dal rischio di allagamenti un rione periferico di Roma chiamato Decima, dal nome del Castello al decimo miglio fuori le mura, il cui territorio è stato sfruttato e trasformato in dormitorio. In più ancora, una nuova stazione per la ferrovia mussoliniana Roma-Lido.

Virginia Raggi, sindaco di Roma, è volata nell’iperspazio con paroloni slogan tipo impianto moderno, ecocompatibile, all’avanguardia tecnologica, ecosostenibile.

Ma dentro il Movimento 5 stelle serpeggia il dissenso, alcuni consiglieri comunali M5s promettono guerriglia: “Non votiamo“.

Né si deve dimenticare che l’approvazione del piano Stadio da parte del Comune, se e quando ci sarà davvero, non scioglie i vincolo sull’Ippodromo di Tor di Valle avviato dalla Soprintendenza. E poi…

 

Fiorenza Sarzanini, sul Corriere della Sera, lo fa capire bene, scandendo i termini del problema:

“Basta entrare nei dettagli della trattativa per comprendere che su molti punti del capitolato bisognerà ancora discutere. E la partita politica — ma anche tecnica — appare tutt’altro che conclusa. La necessità di mostrare che il risultato è stato raggiunto costringendo i «palazzinari» a cedere soprattutto sulla parte legata all’impatto ambientale, certamente ha pesato sulla scelta di annunciare il patto siglato. Ma ora si entra nella fase più difficile, quella della realizzazione.

“Oltre al taglio della cubatura, sono state inserite una serie di clausole legate alla realizzazione delle opere pubbliche e alla costruzione dei negozi che cambiano in maniera pesante il progetto allegato alla delibera 132 firmata nel 2014 dall’allora sindaco Ignazio Marino. E dunque bisognerà preparare una nuova delibera, ottenerne l’approvazione e soprattutto riconvocare la Conferenza dei Servizi per le autorizzazioni”.

Ma, prosegue l’illuminante resoconto,

“secondo alcuni esperti il cambio del progetto e l’eliminazione di alcune opere impone la chiusura dell’attuale Conferenza in maniera negativa ed è necessario convocarne una nuova. Dunque si deve ripartire dal nuovo progetto per ottenere le autorizzazione di tutti gli enti coinvolti. Una posizione che i «proponenti» contestano. Per questo annunciano che già lunedì chiederanno una slittamento della Conferenza, già fissata per il 3 marzo prossimo, di un mese «in modo da poter adempiere a tutte le necessità e partire subito con i lavori».”

È prevista

“l’eliminazione di alcune opere come la cosidetta «bretella» sulla Roma-Fiumicino e un ponte sul Tevere. Ma proprio su questo potrebbero sorgere intoppi. La costruzione del nuovo stadio è legata al prolungamento di un tratto della metropolitana e su questo le incognite appaiono numerose, soprattutto tenendo conto dei ritardi nei cantieri delle linee già approvate dalle precedenti giunte”.

Si tenga conto che il sistema stradale che porta fuori Roma, su cui grava Tor di Valle, è saturo in molte ore del giorno. Il nuovo stadio, con cubature annesse e connesse, porterebbe il delirio se non fossero potenziati i collegamenti su strada asfaltata o ferrata che sia. “Senza opere pubbliche una trappola per 400 mila romani” ha detto un urbanista.

C’è poi il problema della titolarità dei terreni di Tor di Valle da parte della società Eurnova, che fa capo al gruppo Parnasi. Su quei lotti gravava infatti il fallimento della Sias, precedente società proprietaria e il processo per bancarotta nei confronti dei suoi titolari, ma i legali di Parnasi assicurano, riferisce Fiorenza Sarzanini, di aver dimostrato che «tutto è in regola» e non c’è alcun rischio legato alle eventuali ipoteche.