Alluvioni non frutto dei condoni ma delle Regioni: fondi dirottati, abbandono

Pubblicato il 18 Novembre 2014 - 06:24 OLTRE 6 MESI FA
Alluvioni non frutto dei condoni ma delle Regioni: fondi dirottati, abbandono

Genova alluvionata, frutto dell’incuria delle Regioni e dei Comuni

ROMA – I condoni edilizi sono stati fatti a Roma, come dicono ora in un coro di galline i vari boss locali, ma sono stati male applicati nelle Regioni e nei Comuni. I condoni sono frutto della spinta dei partiti rappresentati in Parlamento e sono stati una cosa giusta in una Italia dove l’eccesso di vincoli e di divieti ha determinato le condizioni dell’abusivismo.

Le condizioni di sanatoria dei condoni erano rigorose e le Regioni cui competeva l’applicazione e i Comuni hanno fatto carne di porco.

Quello dei condoni è un aspetto limitato e comunque le Regioni avevano tutti i poteri per negare la sanatoria a costruzioni in posizione pericolosa. Ma vaglielo a dire ai tuoi elettori, specie nei quartieri popolari dove molti abusi sono stati commessi e da dove vengono molti voti al partito di Burlando.

Per il resto, bastava fare bene le pulizie, impedire che il greto dei torrenti si trasformasse in deposito di rumenta. Roma non c’entra, centra il cinismo di Burlando e dei suoi pari, nord e sud, destra e sinistra uniti nello spregio.

Come spesso accade, il principio è giusto l’applicazione è velenosa.

Il presidente della Liguria, Claudio Burlando, ha sparato contro Roma, colpevole dei condoni. Subito si è alzato il coro degli altri boss di Regioni e Comuni: sono il cuore dello sperpero e del malaffare, Nord e Sud uniti nella illegalità, eppure non hanno pudori e strillano.

Burlando ha usato slogan inappropriati. Il problema non è il cementificio di cui accusa non si capisce chi, spesso imputabile, quanto meno nell’estetica della edilizia popolare di cui gli enti locali sono i principali artefici o quanto meno complici. Il problema sono le costruzioni che Burlando, i suoi uffici, i suoi predecessori hanno lasciato fare dove non si sarebbe dovuto, cosa che a Genova e in Liguria è a dire il vero quasi dappertutto.

Il suo lungo regno sta per finire e ora Claudio Burlando vorrebbe che a succedergli fosse Raffaella Paita,la quale ha dato il la ai lamenti:

“Il territorio è piegato. Dobbiamo alzare la voce con il governo. Chiediamo risorse aggiuntive”.

Siamo in campagna elettorale, i soldi per il territorio si sono dispersi nei rivi della politica.

È difficile dare torto a Matteo Renzi quando barrisce: “Rottamiamoli tutti”.