Un funerale per la poetessa suicida Antonia Pozzi, e Welby è di serie b?

Pubblicato il 18 Aprile 2012 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA

LECCO – Che i suicidi non fossero tutti uguali per la Chiesa cattolica era già chiaro da tempo, da quando si è ucciso Pietrino Vanacore, il portiere di via Poma, e la Chiesa gli ha fatto il funerale, la stessa che lo aveva invece rifiutato a Piergiorgio Welby. Adesso la situazione si ripete con un funerale… dopo 26 anni, ovvero la messa per la poetessa suicida Antonia Pozzi da parte del cardinale Gianfranco Ravasi a Lecco. Ma perché a Pozzi e Vanacore sì e a Pietro Welby no? I morti non sono tutti uguali?

Quando morì Piergiorgio Welby, Il Vaticano disse no: troppo “scomoda”, lunga e visibile la battaglia di Welby per avere diritto a un funerale cristiano in piena regola. Quello di Welby fu un suicidio e quindi il funerale fu negato. Poi si suicidò Vanacore e il funerale venne fatto. Nel suo caso la Chiesa Cattolica ha usato un metro diverso: “Vanacore non era contro la vita”. E Antonia Pozzi allora? Il cardinale che ora si appresta a farle il “funerale” dopo 26 anni dice che non si può generalizzare: se l’ evento drammatico nasce da superficialità o è causato dal disprezzo dei valori della vita allora non vi sono margini, ma la Pozzi fu “persona dotata di forte spiritualità e di intensa ricerca interiore, travolta da una sensibilità estrema”.

Ma Antonia Pozzi sapeva bene verso dove andava: “Per troppa vita che ho nel sangue tremo, nel vasto inverno”, scriveva. E quattro anni prima di morire, impigliata nel dolore di vivere, lanciava il suo grido: “Non avere un Dio, non avere una tomba, non avere nulla di fermo – ma solo cose vive che sfuggono – essere senza ieri, essere senza domani, e accecarsi nel nulla – aiuto – per la miseria che non ha fine”.