Aumentano gli occupati ma Istat è minimalista: odiano Renzi, amano Grillo, è solo sciatteria?

Pubblicato il 1 Ottobre 2016 - 06:01 OLTRE 6 MESI FA
Aumentano gli occupati ma Istat e giornali sono minimalisti: odiano Renzi, amano Grillo

Aumentano gli occupati ma Istat e giornali sono minimalisti: odiano Renzi, amano Grillo, è solo sciatteria? Eppure il grafico relativo al trend degli degli occupati negli ultimi 12 mesi parla da solo.

Occupazione in aumento in Italia: in agosto 2016 ci sono stati 162 mila occupati in più dell’agosto 2015 (+0,7%); i dipendenti a tempo indeterminato sono stati 253 mila in più (+1,7%). Bei numeri, confortanti, che danno ragione alla azione del Governo Renzi e alle sue riforme nel campo del lavoro. Ma per quelli della sinistra Pd è dura ammetterlo. Per la prima volta da anni il numero degli occupati cresce.

Peccato che l’ Istat, Istituto nazionale di statistica, cerchi di nasconderlo, puntando il comunicato sul confronto non fra mesi omologhi ma fra mesi successivi, senza tenere quindi conto della stagionalità e attenuando la prospettiva della crescita. Anche l’ultimo bottegaio sa che per confrontare i suoi incassi, deve guardare a mesi tra cui sia fattibile un confronto. All’ Istat preferiscono andare nell’altro verso. Così riferendo del luglio 2016, dove le cose sono andate egregiamente se si fa il confronto in modo corretto, sono riusciti a cominciare il comunicato con questa nota trionfale:

“A luglio la stima degli occupati cala dello 0,3% rispetto al mese di giugno (-63 mila), interrompendo la tendenza positiva registrata nei quattro mesi precedenti”

e i giornali dietro. Invece la notizia giusta da dare era questa:

“L’occupazione sale nel mese di luglio 2016 rispetto all’anno precedente. Anche se il numero degli occupati è in calo da giugno 2016, rispetto a luglio 2015 si segnano 266mila occupati in più, un aumento annuo dell’1,2%”.

Gli statistici e i comunicatori dell’ Istat si sono abituati a fare politica con i numeri e le statistiche durante gli anni della guerra a Berlusconi, sotto la guida di quell’ Enrico Giovannini che è stato premiato col posto di ministro del Lavoro del Governo Letta e che oggi pontifica di sostenibilità, anticamera della decrescita felice di Beppe Grillo.

Per usare un linguaggio un po’ forte e molto renziano, ma non per questo sbagliato, Istat è una roccaforte di gufi e grillini, usano i numeri per fare politica, come i talebani contro i russi. Fecero la guerra a Berlusconi, se ora Renzi non li controlla faranno guai. Sparano numeri “provvisori”, poi dopo un anno scoprono di essersi sbagliatiAnche i numeri Istat contribuiscono alla diffusione dell’odio sociale di cui beneficia e in cui sguazza Beppe Grillo.

Anche nell’ultimo comunicato, l’ Istat parla di “stima preliminare”, formula che consente di sparare dei numeri e poi rettificarli a babbo morto. È successo col pil ma pochi se ne sono accorti.

Qualcuno se ne è accorto, come il senatore del Pd Francesco Scalia:

“I dati diffusi dall’ Istat danno ragione agli interventi del Governo Renzi e confermano una tendenza del mercato al riassorbimento della disoccupazione. I numeri sono inequivocabili e certificano che la strada intrapresa è quella giusta. Ora è necessario non fermare il treno delle riforme, ma favorire questa dinamica positiva che rende l’economia italiana italiana più solida”.

Fra i giornali, la notizia è stata diffusa con sfumature diverse. Ad esempio, il sito della Agenzia Ansa fa un titolo corretto (“Istat, +162mila occupati agosto su anno. Dipendenti a tempo indeterminato +253mila in 12 mesi”) su una notizia sbagliata, che è il comunicato Istat:

“Ad agosto la stima degli occupati registra un lieve incremento rispetto a luglio (+0,1%, pari a +13 mila unità), dopo il calo registrato il mese precedente (-0,3%). Lo comunica l’Istat. Nel confronto con agosto dello scorso anno, si rileva un aumento di 162 mila occupati (+0,7%). In particolare, per i lavoratori a tempo indeterminato si registra un incremento su base mensile dello 0,3% (+45 mila) e su base annua dell’1,7% (+253 mila)”.

Repubblica, quasi ultimo giapponese, titola giusto a metà in prima del sito (“Istat: in un anno 162mila occupati in più in crescita solo gli ultracinquantenni”) dando corretta la differenza ma rimestando nel suo giovanilismo e ignorando la causa della preferenza per i vecchi: che sanno lavorare e hanno voglia di lavorare.

Nella pagina di dettaglio, sembra di essere ai tempi di Berlusconi:

“Disoccupazione ferma all’11,4%, ma il lavoro c’è solo per i 50enni”.

Dimenticano che la disoccupazione è schizzata all’insù dopo Berlusconi, con l’arrivo del loro beniamino Super Mario Monti. Guardate qua se non ci credete.

Quello che sorprende è il Sole 24 Ore, che sul sito internet fa un titolo del genere, segno dei tempi:

“Istat: ad agosto +13mila occupati, cala la disoccupazione giovanile”.

Il titolo è compensato dai grafici che sono chiarissimi anche per i più ottusi e dal testo, ma tutti sanno che chi va fino in fondo a leggere un articolo rappresenta una minoranza di quanti hanno interiorizzato con una occhiata il titolo. Il pezzo del Sole 24 Ore ha lo stesso inizio della Ansa e poi prosegue:

 “Secondo l’ Istat, il tasso di occupazione si è mantenuto sostanzialmente stabile ad agosto al 57,3%: pur avendo segnato a luglio il livello di 57,2%, la variazione mensile si ferma allo zero; su base tendenziale il tasso di occupazione sale di 0,6 punti percentuali. Quanto al tasso di disoccupazione risulta ad agosto fermo all’11,4% su base congiunturale, mentre su base tendenziale diminuisce di 0,1 punti percentuali.

“Ad agosto il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è pari al 38,8%, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente.  Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono per definizione esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,2% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza risulta in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a luglio. Il tasso di occupazione dei 15-24enni rimane invariato, mentre quello di inattività aumenta di 0,1 punti”.