Berlusconi “lancia” Ghedini alla Corte Costituzionale contro il nemico Violante

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Luglio 2014 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi "lancia" Ghedini alla Corte Costituzionale contro il nemico Violante

Berlusconi “lancia” Ghedini alla Corte Costituzionale contro il nemico Violante

ROMA – Berlusconi “lancia” Ghedini alla Corte Costituzionale contro il nemico Violante. Quando il 27 giugno l’Ansa comunicava che Giorgio Napolitano lo aveva ricevuto ufficialmente al Quirinale, Berlusconi ha capito che Luciano Violante, l’antico nemico, il “capo del partito dei giudici” sarebbe finalmente giunto ad occupare la poltrona di giudice della Corte Costituzionale, dopo che per anni il suo personale, e notevole, potere di interdizione aveva funzionato. Che fare? Strumenti e mezzi di dissuasione sono pressoché esauriti, non resta che la provocazione: candido il mio avvocato storico. Secondo Libero Quotidiano, la prova di un ennesimo patto segreto Forza Italia-Partito Democratico, stavolta sulla giustizia.

“Lanciare Ghedini era l’unico modo per bloccare Violante, visto che ormai Renzi gli ha dato il via libera”, ha ammesso candidamente l’ex premier. E’ passata tanta acqua sotto i ponti, ma quello di Violante resta lo spauracchio di sempre, anche oggi che per molti a sinistra lo vedono attestato su posizioni di destra (avendo denunciato i tabù di sinistra sulla giustizia) che ne bloccherebbero l’ascesa al Csm, dove pure è candidato. Lì i giudici avrebbero problemi a votarlo quale vice presidente (il presidente essendo Napolitano). Il pass del Palazzo della Consulta, invece, lo fornirebbe il voto delle Camere riunite.

E Ghedini? Se lui volesse andare alla Corte (ma non ci vuole andare) e se i colleghi di Fi e soprattutto i Pd lo votassero, Berlusconi ce lo manderebbe volentieri. Ma anche qui non tutte le tessere vanno a posto, perché l’avvocato del premier non è amato da tutti nel partito e di certo il Pd non potrebbe votarlo. Le alternative sono varie, il senatore e avvocato civilista Donato Bruno soprattutto. (Liana Milella, La Repubblica)