Bici contromano: ministro Lupi, ora targa e assicurazione. E no agli assessori

di Sergio Carli
Pubblicato il 13 Agosto 2014 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA
Bici contromano: ministro Lupi, gli assessori giocano con la nostra vita

Maurizio Lupi: ha fermato la legalizsazione della illegalità

ROMA – Un attimo di buon senso ha frenato Governo e Deputati, facendo bocciare l’idea di permettere alle biciclette di girare contro mano nelle strade delle città in Italia.

E subito un vento di folle demagogia ha unito gli assessori al traffico di Torino, Milano e Bologna che insistono per lasciar fare. Per un calcolo banalmente elettorale, per un pugno di voti, i signori  Claudio Lubatti, Pierfrancesco Maran e Andrea Colombo, i tre assessori,  hanno promesso che si batteranno per lo sconcio delle bici contromano e hanno già chiesto un incontro con il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi.

Maurizio Lupi ha dato prova di grande buon senso, dando una sterzata al suo ministero, dove si annidano alcuni sostenitori dell’illegalità, i quali hanno consentito di dare per acquisito un permesso che non c’è, la circolazione contromano delle biciclette. Ha fatto cambiare idea al ministero, all’inizio favorevole alla apertura alle bici e in sede di Commissione Trasporti della Camera ha dato via libera a un emendamento di Paolo Vitelli di Forza Civica, che ha bocciato il tutto.

Ora ci si aspetta una mossa decisiva: che sia imposta l’estensione ai ciclisti di una serie di misure di legalità e buon senso, come è stato fatto in colpevole ritardo con altri mezzi di locomozione, ritardo dovuto alla pressione stupida di stupide lobby (per colpa loro siamo arrivato con 20 anni di ritardo per il casco alle moto o le cinture di sicurezza, ad esempio). Ora per le biciclette in città ci vogliono:

1. targa

2. casco

3. assicurazione

4. divieto di portare bambini

5. divieto di parlare al telefono o ascoltare la musica con l’auricolare.

Sono tutte misure imposte a auto, moto, motorini: perché non devono sottostarvi i ciclisti, il cui mezzo di trasporto è decisamente più incerto e precario di una automobile?

Probabilmente, alla base del cambio di posizione del Governo, non c’è solo il buon senso e un fondo di cristianesimo che certo risiede nel cuore del ministro Lupi, ma anche un calcolo politico: contro i voti dei ciclisti c’è il malessere crescente dei cittadini normali che non ne possono più della arroganza, della prepotenza, della strafottenza e della illegalità di cui sono portatori e portatrici quelli che in bicicletta, specie se contromano.

L’idea di lasciar circolare contro mano le biciclette è un altro sintomo della follia che ammorba l’Italia. Basta leggere le parole dell’assessore di Torino Claudio Lubatti, riportate da Repubblica, per farsene un’idea. Secondo Lubatti, non permettere alle bici di circolare contro mano in città, significherebbe

“perdere un’occasione, rimanere indietro rispetto agli altri Paesi d’Europa”

anzi di più,

“rinunciare al contributo che anche l’Italia è chiamata a fornire per il raggiungimento degli obiettivi comunitari di una mobilità sostenibile, ma sia anzi l’occasione per riflettere su questo errore e consentire di porre rimedio nei passaggi successivi”.

Nell’ignoranza generale, i sostenitori delle bici contro mano mettono in mezzo quel che succede in altri paesi. A parte il caso di New York, dove anche un attore famoso come Alec Baldwin è stato arrestato proprio perché andava contromano con la sua bicicletta – e le strade di New York sono mediamente larghe il doppio di quelle delle nostre città – provate a andare in qualsiasi città in Europa e verificate se vi si trova il caos che c’è in Italia, dove ormai i marciapiedi sono trasformati in piste ciclabili, dove i pedoni, specie i bambini e gli anziani, rischiano continuamente di essere travolti da bolidi a due ruote, spesso condotti da gente con bambini, anche due, nei seggiolini, mentre parlano al telefono o ascoltano musica, senza assicurazione né targa e senza possibilità di identificazione dalle eventuali vittime e meno che mai da Vigili e Polizia in caso di infrazione.

L’argomento usato in Commissione Trasporti per chiudere ai ciclisti contro mano è stato anch’esso tipicamente italiano. Nessun riferimento è stato fatto alla illegalità diffusa da quando qualcuno dal Ministero, circa tre anni fa, fece sapere che pare dico pare forse si poteva. L’argomento è stato di una ipocrisia assoluta: in caso di scontro, essendo per definizione frontale, l’impatto sul povero ciclista sarebbe di forza doppia a un semplice tamponamento.

Chi se ne importa dei cittadini che vanno a piedi e anche di quelli in auto, che spesso sono costretti a slalom per evitare l’urto con gli spericolati ciclisti. Legalità non è una parola in vigore in Italia.