La “visione” di Casaleggio: “Il Parlamento non servirà più”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Luglio 2018 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA
La "visione" di Casaleggio: "Il Parlamento tra qualche lustro non servirà più".

La “visione” di Casaleggio: “Il Parlamento tra qualche lustro non servirà più”.

ROMA – Un giorno non troppo lontano non dovremo più preoccuparci della cosiddetta Casta, perché nel frattempo, almeno a sentire l’ultima intervista di Casaleggio jr, avremo risolto il problema alla radice: il Parlamento, il luogo fisico e simbolico della democrazia partecipativa, non servirà più. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Il Parlamento sarà diventato uno strumento obsoleto, un ferro vecchio novecentesco dichiarato estinto dalle meraviglie della tecnologia avanzante e della democrazia diretta a colpi di mouse.

Guru del Movimento 5 Stelle sulle orme del padre e titolare di quella piattaforma Rousseau che promette di essere l’avanguardia della trasformazione annunciata, Casaleggio sta preconizzando l’avverarsi di una utopia positiva o al contrario un universo distopico, un mondo orwelliano e totalitario? Casaleggio guarda oltre, possiede cioè capacità di visione, o è più banalmente un visionario? Rousseau è il futuro o solo un altro prodotto da commercializzare?

L’intervista di Casaleggio. “Oggi grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”, ha dichiarato Davide Casaleggio in un’intervista a ‘La Verità’.

“Il Parlamento – sostiene Casaleggio – ci sarebbe e ci sarebbe con il suo primitivo e più alto compito: garantire che il volere dei cittadini venga tradotto in atti concreti e coerenti. Tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Anche perché, sottolinea, c’è una democrazia diretta che “è già una realtà grazie a Rousseau che per il momento è adottato dal M5s ma potrebbe essere adottato in molti altri ambiti. Uno vale uno non significa ‘uno vale l’altro’. Uno vale uno è il fondamento della democrazia partecipativa. I grandi cambiamenti sociali possono avvenire solo coinvolgendo tutti attraverso la partecipazione in prima persona e non per delega. Non servono baroni dell’intellighenzia che ci dicono cosa fare, ma persone competenti nei vari ambiti che ci chiedano verso quali obiettivi vogliamo andare e che propongano un percorso per raggiungerli. L’incompetenza è spesso la scusa per non far partecipare le persone alle scelte importanti che le riguardano”.

Quanto alle resistenze della burocrazia, che, osserva, “in uno Stato affetto da iperproduzione normativa inevitabilmente assume un ruolo centrale e diventa spesso depositaria di un sapere quasi esoterico”, sostiene: “c’è un cambiamento in atto che è ineluttabile e investirà tutti gli ambiti sociali, istituzioni pubbliche incluse. Innovazioni come la blockchain rivoluzioneranno anche questi settori che necessariamente dovranno modificarsi ed evolversi. Non c’è alternativa”.

Riferendosi alla Ue, dice che “certamente una risorsa preziosa ma servono maggiori strumenti di partecipazione. Un esempio potrebbe essere la introduzione del referendum popolare obbligatorio per la ratifica dei trattati internazionali”. Bolla come “anacronistico” il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil e rileva che “l’Italia è un paese sicuro. Credo che come in ogni cosa della vita si debbano evitare gli estremismi”.