Demagogia di Papa Francesco può giustificare terrorismo?

di Marco Benedetto
Pubblicato il 25 Dicembre 2015 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
Demagogia di Papa Francesco può giustificare terrorismo?

Demagogia di Papa Francesco può giustificare terrorismo?

ROMA – Mentre il Papa Francesco non ha freni nella sua demagogia populista, il mondo, non solo quello cattolico o cristiano, celebra il Natale di Gesù che, ormai sembra certo, non è mai avvenuto il 25 dicembre anno 0, ma un giorno che non si sa nell’anno 4 avanti Cristo.

Questo non sposta nulla per quanto riguarda il valore mistico del Natale e il mistero di Cristo, la magica trasformazione della tradizione ebraica del messaggio di Gesù in un Verbo universale, che coinvolge tutte le razze e tutte le civiltà.

Definisce però il Natale come lo viviamo noi oggi in Occidente come una festa pagana e anche il discorso del Papa vi si inquadra, rivolto come è al secolo più che allo spirito, intriso di polemica contingente più che di intimità spirituale.

Che sia una festa pagana non è male, anzi, inserisce il Natale cristiano in una continuità umana che affonda le radici nel buio della nostra esistenza come genere umano, con tutto il bene e il male che vi sono amalgamati e che Cristo non sembra volesse eliminare, il male, ma redimere e perdonare.

I discorsi demagogici e populisti di Papa Francesco sono pericolosi, nella loro possono anche fornire alimento e giustificazione al terrorismo, che oggi si veste di religione ma che rimane, anche in questo caso, radicato nello scontro sociale e di classe. Sfruttati contro sfruttatori, Sud del mondo contro Nord del Mondo. Poveri francesi di colore terroristi islamici contro i ricchi simboli del capitalismo che li ha sfruttati e buttati, poveri contadini cattolici del Sud America esaltati dalla teologia della liberazione con cui Francesco al tempo di Bergoglio ha vissuto e un po’ forse si è contaminato.

Che senso ha dire, oggi, duemila anni dopo, che

l’arrivo di Gesù nel Natale richiama a “comportamenti sobri”?

Gesù viveva in un mondo preciso, Israele occupata dai Romani, gli ebrei sfruttati da un re arabo (Erode il Grande), straziata da livelli di povertà oggi inimmaginabili, in un contesto dove, anche nelle zone ricche, la povertà era tale che oggi non la possiamo immaginare. Gli avanzi che il Banco Alimentare raccoglie non sono gli avanzi che i poveri raccoglievano da terra ai banchetti dei re cui Gesù fa riferimento. Non c’è confronto possibile fra i mondo di oggi e quello dei tempi di Gesù, non solo nella Palestina di ieri a confronto con quella di oggi, ma anche nella Roma che pur fu capitale di un impero sfruttatore e che nelle masse trasudava una miseria che oggi non è nemmeno pensabile nemmeno in chi piange povertà per non pagare le tasse.

Papa Francesco, alla ricerca di consensi per la Chiesa cattolica romana che facciano dimenticare gli scandali, dall’attico del card. Bertone pagato dall’ospedale infantile ai preti che preferivano i ragazzini al Vangelo, rischia di fare più danno che bene. Un po’ della demagogia del Papa è diretta all’interno della Chiesa, il messaggio è per i preti più umili costretti a una vita abbastanza infame in mezzo alle ricchezze di un mondo che li esclude. Ma anche in questo caso ci sono dei limiti: che un cardinale sia trattato meglio di un parroco è giusto, anche nell’Unione Sovietica era così.

Quello che appare è che la Chiesa cattolica è meno attrezzata delle altre religioni al confronto con il mondo quale si è evoluto a partire da fine ‘800. Il mondo laico oggi dà di più all’uomo umile di quanto non fosse una volta, mentre l’offerta della Chiesa è appesantita da vincoli che oggi non piacciono più: l’obbedienza, l’astinenza sessuale, l’esclusione delle donne dal sacerdozio.

Papa Francesco si sta sforzando di cambiare tutto ed è bene per la Chiesa, ma non possiamo non prendere le distanze dai messaggi che lancia. Sono guai se qualcuno lo prende sul serio, di fronte alla impossibilità che le cose cambino, come in effetti sono cambiate e tanto negli ultimi due secoli, se non per evoluzione naturale del mondo e crescita della economia del mondo. Se qualcuno ci vede la mano di Dio, nessuno è in grado di capirne il disegno. Volerlo influenzare può essere pericoloso. Di fronte alla imperscrutabile immutabilità del disegno, divino o meno cambia poco, è sicuro Papa Francesco che la reazione non possa essere quella di una reazione disperata e violenta? Ieri erano jacquerie, assalti, incendi più o meno spontanei e di massa, oggi sono attentati mirati e dall’effetto moltiplicato dal sistema della informazione mondiale. Ma discorsi come quello del Papa di Natale fanno contenti un po’ di giornalisti, ottengono l’ipocrita consenso di un po’ di politici, poi entrano in chi, a ragione o anche a torto, si ritiene vittima di ogni ingiustizia e alla fine, agitate un po’ lo shaker, avrete il Bataclan.