Eataly, polemica a Chicago: pubblicità sul tartufo offende gli italiani

di Sergio Carli
Pubblicato il 4 Gennaio 2018 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
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Eataly, polemica a Chicago: pubblicità sul tartufo offende gli italiani

La pubblicità di Eataly per lanciare a Chicago il tartufo bianco di Alba e altri prodotti italiani è offensiva per gli italiani? È quanto sostengono  gruppi di opinione sensibili all’immagine dei gruppi etnici minoritari a Chicago.

L’annuncio più contestato è dominato dalla foto di un tartufo, che a un occhio profano appare come una patata pelata. Sopra c’è scritto:

“Portati a casa un italiano”

e sotto:

“Ne vale la puzza”.

E sotto, in piccolo:

“I tartufi bianchi freschi sono cercati nelle foreste selvagge dell’Italia centrale solo alcuni mesi all’anno. Una volta che assaggerete questo tubero aromatico, vi verrà voglia di portarvi questo italiano ben rasato dappertutto”.

Obiettivamente qui c’è il peggio dei pregiudizi degli americani su di noi. Uno è la puzza, che riguarda almeno quelli delle passate generazioni, piccoli, sporchi e puzzolenti per scarsità di docce disponibili.

Oltre alla puzza c’è barba e gambe pelose. Gli italiani sono visti come scuri di pelle, tormentati dall’ombra delle 5 di sera,  cioè la barba che ti rispunta a fine giornata quando non sei proprio glabro come un figlio della Perfida Albione. Ne soffriva anche il presidente Nixon, ma lo elessero lo stesso, perché garantiva ordine e legalità nel tumultuoso ’68. L’ombra del pelo include le donne: ascelle non rasate, gambe con peli lunghi così, ma che braxilian wax…”Donna pelosa, donna virtuosa” era una massima in voga.

Come hanno potuto pensare, a Eataly, che esiste solo grazie ai valori di quel che c’è di meglio di italiano, di accettare una creatività di così basso livello? ha scritto uno dei critici della campagna.

Non sfiora nessuno il dubbio che gli italiani abbiano ormai superato quella fase, si sentano tanto superiori ai pregiudizi da riderci sopra, dopo avere compiuto gli enormi progressi che, dall’avvento della Repubblica e dall’ingresso nell’impero americano, ci hanno portato da Paese del terzo mondo fra le prime potenze economiche del mondo.

Così, Eataly, la catena di supermercati alimentari d’alta gamma guidata da Oscar Farinetti, amico del cuore di Matteo Renzi, è al centro di una polemica innescata da una sua campagna pubblicitaria. La Chicago Tribune dà ampio spazio alle accuse. Abituati, anzi cloroformizzati dalla volgarità e virulenza del linguaggio corrente oggi in Italia in politica, pubblicità, giornalismo, ci possiamo ridere sopra.

Anzi, non possiamo non rimarcare l’errore geografico, che colloca Alba, patria del tartufo bianco, in Centro Italia anziché in Piemonte. Sempre che, tenuto conto che gli annunci in America sono scrutati con attenzione dagli uffici legali, non sia sottinteso che il tartufo americano di Eataly non viene dal Piemonte ma da altra regione d’Italia.

Chissà come l’ha presa lo stesso Farinetti, che è nato a Alba il 24 settembre del 1954…Questi americani che gli hanno spostato la città di origine dall’ombra delle Alpi ai boschi dell’Appennino centrale…

Altri due annunci suonano sfottenti per gli italiani:

“Portati a casa un italiano, grandi gambe, migliore corpo” è l’annuncio che promuove il vino italiano.

“Portati a casa un italiano, il nuovo bisteccone in città” è l’annuncio che propaganda il salame.

 

Roba da riderci sopra. Ma in America, dove la razza è non solo elemento costitutivo della identità individuale (ricordate il film “Gangs of New York?”) e collettiva ma elemento di base della politica, la sensibilità in materia, in epoca Trump, è molto alta.

Gli italiani in America sono un gruppo numeroso ma comunque minoritario.

Per oltre un secolo, da quando ha avuto inizio la massiccia emigrazione dall’Italia verso gli Usa, gli italiani sono stati relegati agli ultimi gradini della scala etnica, proprio sopra i neri e i portoricani. Noi pensiamo a Guglielmo Marconi, Arturo Toscanini e Marcello Mastroianni, i bianchi americani pensano a don Vito Corleone. L’ombra della Mafia è tanto minacciosa che a conti fatti i neri hanno avuto in Barack Obama un presidente degli Usa, in Colin Powell un ministro degli Esteri e comandante supremo delle Forze Armate e in genere i “latini”, centro-sud americani e caraibici hanno sviluppato un peso politico da paura. Gli italiani non sono andati, almeno finora, oltre qualche poltrona da governatore di Stato. Geraldine Ferraro fu impallinata sulla strada del Senato e della Casa Bianca e Mario Cuomo (padre dell’attuale governatore di New York) si fermò un po’ perché troppo liberal rispetto ai tempi, un po’ perché contrario alla pena di morte. Ma i suoi avversari provarono, inutilmente allora, a gettar fango mafioso anche su di lui. A proposito di Fake news…

Scrivono Tony Briscoe e Kim Janssen sulla Chicago Tribune che per qualcuno, la pubblicità del tartufo sembra riportarci agli stereotipi sugli italiani immigrati in America ai primi del ‘900. Gli stereotipi comprendevano la loro per noi profumata per gli americani maleodorante cucina.

“Un insulto fra i tanti contro gli italo-americani era la loro “cucina puzzolente”, a base di aglio, formaggio, carni, olio d’oliva ecc. Anche la pizza era guardata con sospetto. Non fu accettata dagli americani fino a dopo la seconda guerra mondiale”, rievoca Bill Dal Cerro, dell’Italic Institute of America. Aggiunge: “L’insulto della puzza oggi è indirizzato alla nuova ondata di americani, specialmente asiatici (pachistani, indiani, coreani ecc.). Ma penso che in un decennio quei piatti saranno accettati come lo è la cucina italiana oggi”.

Chi ha visto “Come un gatto in tangenziale” capisce che la vita è una ruota.

 

La portavoce di Eataly, Sara Massarotto, interpellata dai giornalisti, non ha voluto rivelare chi abbia ideato la campagna. Ha mandato una email:

“La frase “Ne vale la puzza” è un diretto riferimento all’intenso aroma dei nostri costosi tartufi”.

 

Louis Rago, presidente della fondazione Italian American Human Relations di Chicago, organizzazione dedicata a combattere gli stereotipi sui gruppi etnici pensa che l’annuncio sia “lowbrow”, di basso profilo intellettuale:

“Trovo che le parole siano in qualche modo offensive. Sembra che vogliano provocare o implicare una immagine negativa degli italiani. Ancora una volta qualcuno nel reparto creativo di una agenzia pubblicitaria ha cercato di fare il furbo a spese di un gruppo etnico la cui cultura ha avuto una influenza positiva, specialmente nel campo alimentare. Chiunque abbia pensato quell’annuncio, dovrebbe essere licenziato”.

 

I cronisti americani sono andati all’ingresso di Eataly a controllare le reazioni dei clienti. Era l’ultimo dell’anno e si gelava. Pochi hanno notato l’annuncio, col freddo che faceva. Quei pochi che si sono fermati a leggere “apparivano visibilmente confusi dal significato. Alcuni sembravano offesi. Altri hanno visto il messaggio come un benevolo tentativo di fare dello spirito”.

 

Con una punta di veleno, la coda dell’articolo ricorda che “lo scorso mese Eataly ha sospeso l’etichetta dello chef Mario Batali su alcuni prodotti alimentari”. Batali era stato accusato “da almeno quattro donne di comportamenti molesti”. Di conseguenza Batali ha rinunciato a un ruolo attivo a Eataly, ma è rimasto come azionista di minoranza di Eataly Usa.

All’ingresso del negozio di Chicago, che è su due piani, ospita 9 ristoranti, 21 banchi e espone 10 mila prodotti. hanno notato i cronisti, ci sono le tre regole:

Il cliente non ha sempre ragione.

Eataly non ha sempre ragione.

Attraverso le nostre diversità creiamo armonia.