Elezioni, donne in lista non esultate: gli uomini cedono ciò che non vogliono

Pubblicato il 8 Febbraio 2013 - 20:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – A ridosso delle elezioni molte donne urlano al successo: c’è una maggiore presenza femminile nelle liste. Ma attenzione donne, non illudiamoci: l’uomo ci lascia sempre quello che gli rende di meno.

L’ultima a dirlo è Anna Finocchiaro: “Io vedo con favore le donne dappertutto, ma pure per questo è davvero presto anche solo battere un ciglio. Il corso della storia ci dice che adesso è il momento delle donne. Il 40 per cento dei gruppi del Partito Democratico, sia alla Camera che al Senato, sarà composto da donne e questo è un dato straordinario, di portata davvero storica. Le donne sono l’avanguardia nella società e la politica maschile si sta abituando all’ineluttabilità dell’ascesa femminile al potere”.

Forse non è proprio così, almeno visto da un’altra prospettiva. La storia ci insegna che le donne hanno acquistato potere e mansioni “maschili” solo quando agli uomini ha fatto comodo. Pensiamo alla prima volta che le donne entrarono in fabbrica: fu durante la prima guerra mondiale, perché gli uomini erano tutti in guerra e non c’era rimasto praticamente nessun altro nelle città. Stesso adesso per la politica: gli uomini si sono stancati di posti che non fruttano più così tanto (e con l’intenzione di tagliare gli stipendi dei parlamentari che c’è nell’aria, frutterà sempre di meno) e che non vogliono. Ed ecco che le donne vengono candidate. Non è buonismo, non è emancipazione, non è parità, forse è solo opportunismo.