Family day: anche la “suora” nana contro le unioni civili

di Sergio Carli
Pubblicato il 30 Gennaio 2016 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
Family day: anche la "suora" nana contro le unioni civili

Una suora nana come quella vista in piazza contro le unioni civili

ROMA – Family Day, una suora nana contro le unioni civili? Nani e ballerine schierati contro la legge sulle unioni civili proposta da Monica Cirrinà e la parte laica della sinistra? Il dubbio, anzi certezza, lo ho avuto pochi giorni fa, in centro a Roma, dietro piazza del Pantheon. C’era una suora nana a dare man forte a un gruppetto scornacchiato di difensori del santo matrimonio. Non sono stato pronto di riflessi e nonl’ho fotografata, anche perché forse mi hanno intimidito i due energumeni, vestiti da frati e suore, che erano con lei. Ma credetemi l’ho vista, era come quella nella foto qui accanto, ma l’abito non era nero bensì marrone.

Chiederete: con che diritto i preti e le suore si impicciano di cose come family day, marimonio, convivenze e in genere rapporti da cui sono esclusi a divinis? Ognuno ha diritto di dire quello che vuole e come lo vuole, tranne che con la violenza e le armi.

Il fatto è un altro, che mi è subito venuto da pensare che non di una suora vera si trattasse ma di un saltimbanco travestito. Spiego perché.

Attraverso piazza del Pantheon, a Roma. Un coro blasfemo da ubriachi mi fa alzare la testa: “Noi vogliam Dio, che è nostro Padre” cantavano e ho esclamato: attenti che un fulmine potrebbe centrarvi. Nessuno mi ha inteso, per fortuna. I due militari di guardia al parcheggio dei taxi mi hnno guardato perplessi. Al centro della piazza, che è un po’ rialzato, venti, trenta persone, con bandiere che non sono riuscito a decifrare e che agitavano come fosse un sabato a Siena. Erano loro a cantare. Ho scosso la testa e mi sono allontanato, piegando verso San Luigi dei Francesi.

Faccio pochi metri, c’è uno slargo. Vedo la suora nana. È in piedi ma è talmente piccola che non arriva al vetro della Punto parcheggiata là in mezzo. La portiera è aperta, la suora parla con qualcuno seduto nella macchina. Sono due donne, una sul sedile avanti, l’altra dietro, vestite da cappuccini come la nana. Penso: si staranno riposando. Guardo meglio nella Punto. C’è una borsona traboccante di vestiti da cappuccino.

Mi viene un pensiero amaro. Vuoi vedere che per dare forza a una manifestazione mezzo spenta hanno ingaggiato un po’ di comparse, le hanno vestite da frati e suore e li hanno mandati a dimostrare il sostegno della Chiesa? Avevano fatto male i conti e avevano portato più abiti del necessario, ecco spiegate la borsa e la Punto come base d’appoggio dei figuranti.

Penso anche: tutta quella messinscena sarà costata del denaro. Come le legioni auto e treno trasportate stile Cgil dalla periferia d’Italia a Roma per dare consistenza alla piazza. Uno scherzo, incluso il pranzo, da qualche milione di euro, senza contare quello che è costato a noi contribuenti lo sconto su treni e mezzi pubblici. Chi ce lo ha messo quel denaro? La Chiesa? La Chiesa, il cui capo Papa Francesco parla tanto di poveri e poveri e poveri e profughi profughi profughi, perché non mette a frutto quei soldi per i poveri e i migranti invece che spenderli nel family day per interferire nelle cose in Italia, come fa da circa mille anni con risultati per noi disastrosi?