Perché non si può dire che “l’Italia cade a pezzi”?

Pubblicato il 24 Maggio 2012 - 20:06 OLTRE 6 MESI FA

SAN PAOLO, BRASILE – E’ andato in scena in Brasile un “litigio” sulle condizioni dell’Italia: il responsabile locale della Camera di commercio italobrasiliana, Edoardo Pollastri, durante un discorso ufficiale a San Paolo di Brasile, davanti a una delegazione italiana di imprenditori e Regioni ha definito l’Italia un “Paese che cade a pezzi”. Alle sue parole è seguita la reazione, in realtà un po’ esagerata, del sottosegretario del ministero degli Esteri Marta Dassù che è “saltata” sul palco, ha interrotto Pollastri e ha detto: “Non solo l’Italia non cade a pezzi, ma è anche supportata e forte grazie alla bravura e alla passione di un popolo e di imprenditori italiani come quelli che stanno facendo crescere il Brasile”.

Appure a ben guardare, quando Mario Monti diceva che con la sua politica stava salvando l’Italia dava in realtà ragione a Pollastri. Perché dire la verità, ovvero che il nostro è realmente un Paese che cade a pezzi, deve essere visto come il fumo negli occhi? Perché urlare “il Re è nudo” non va bene? Dobbiamo continuare a far finta che va tutto bene?