Laura Boldrini punta sui gatti per farsi simpatica: critiche e cattivi pensieri

Pubblicato il 2 Gennaio 2014 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA
Laura Boldrini punta sui gatti per farsi simpatica: critiche e cattivi pensieri

Laura Boldrini: il suo braccio e i suoi gatti (da Facebook)

Povera Laura Boldrini. Lei sarà inadeguata alla carica di Presidente della Camera, tanta prosopopea nessuna esperienza. Ma chi la consiglia non è da meno. Invece di suggerirle di stare zitta, lavorare e comportarsi con la discrezione delle donne che la hanno preceduta, Nilde Jotti e (fino a quando ha occupato la poltrona, poi si è fatta cat.woma, ma solo dopo) Irene Pivetti, le hanno consigliato di procurarsi un gatto e di coinvolgere i cittadini nella ricerca del nome

Una operazione simpatia che a un vecchio imbonitore come Berlusconi è riuscita solo a metà con il cagnetto Dudù e che a Laura Boldrini sembra ritorcersi contro. Due giornali ne hanno parlato, a sinistra e a destra, uniti nella beffa.

Questo è il Fatto quotidiano, con un “neretto” (sostituto del corsivo) anonimo:

“Gatto nero in casa Boldrini. Lei cerca il nome in Rete. La popolarità del barboncino di Arcore, in arte Dudù, fa invidia alla sinistra. A casa della presidente della Camera Laura Boldrini c’è un nuovo inquilino: un “magnifico gattone nero”. E bisogna trovargli presto un nome. La comunica la terza carica dello Stato sulla sua pagina Facebook”:

“Temo che sia stato abbandonato”,

scrive Laura Boldrini e invita

“i suoi fan a suggerire un nome per il nuovo arrivato. Farà compagnia a Gigibillo, il vecchio micio di famiglia “trovato per strada quindici anni fa”. In un primo momento, Gigibillo non l’ha presa bene, ma ora la presidente rassicura gli italiani sulla tenuta dell’ecosistema di casa sua: “Mi pare che Gigibillo abbia imparato a conoscerlo e a condividere con lui spazi e crocchette”. Che sollievo! Il sondaggio sul nome è aperto. Gli utenti più “sensibili” suggeriscono Nelson, per il colore. Altri consigliano di dedicarsi più ai gatti e lasciar perdere Montecitorio”.

Libero, si affida a Fausto Carioti:

“Ci vorrebbe una legge, una riforma della Costituzione, un editto, qualcosa di rigido e assolutamente inderogabile che vietasse alle cariche dello Stato in crisi di astinenza da visibilità e affamate di consensi a buon mercato di fare i piacioni sui social network. In parole povere a certi personaggi, per la loro stessa salvezza, deve essere proibito l’accesso a Facebook e simili. Quando va male (quasi sempre) ne escono peggio di quello che sono; quando va bene ne escono come sono, il che significa comunque tragicamente male.

[…]

“Il naufragio delle istituzioni è senza rimedio. C’è chi ci prova con i figli, chi con gli animali. Laura Boldrini, presidente della Camera, ce li ha messi tutti e due. Ne è uscito l’ennesimo spot gratuito per Beppe Grillo, uno che in tempi di anti-politica non sembra avere bisogno di ulteriori aiuti, eppure continua a ricevere pacchi regalo dal Palazzo anche dopo Natale. Trenta dicembre 2013.

“Per l’italiano medio il problema è capire se ciò che resta della tredicesima – una volta pagati l’acconto Irpef e il saldo Imu e fatti i conti in vista degli imminenti mini-Imu e canone Rai – gli consentirà di mettere qualche proteina animale in mezzo alle lenticchie del cenone (eufemismo) e potrà permettergli il lusso di stappare una bottiglia di prosecco la mezzanotte di Capodanno.

[…]

“Il problema che angoscia invece la presidente della Camera è il nome da dare al nuovo gatto di casa, ovviamente migrante e scuro di pelo come political correctness impone. […]  La presidente della Camera fa sapere che al primo gatto, che ha la sventura di chiamarsi Gigibillo («nome dato da mia figlia Anastasia quando lo abbiamo trovato per strada circa quindici anni fa»), si è aggiunto di recente «un magnifico gattone nero, a cui ancora dobbiamo trovare un nome»”.

Fin qui uno potrebbe cavarsela con un “….suoi”. Invece Laura Boldrini infierisce, come Fausto Carioti racconta:

“«Suggerimenti?» chiede la terza carica dello Stato, che da brava democratica si appella così alla saggezza della Rete [… e pubblica] la foto che ritrae l’autoctono e l’immigrato intenti a cibarsi l’uno accanto all’altro, sotto lo sguardo dell’autorevole padrona, conferma che le politiche d’accoglienza e integrazione possono funzionare. Insomma sarà dura, ma in casa Boldrini dinanzi a certe sfide non si tirano indietro, «impegno e responsabilità» sono il pane quotidiano e possiamo essere fiduciosi che anche questa emergenza istituzionale sarà superata nel migliore dei modi”.

[…]

“Scontati gli entusiasmi da parte del popolo gattaro, ma la frase sui «giorni di pausa» che la Boldrini si sta prendendo dal duro lavoro, inserita nel testo pubblicato con le foto dei gatti, pare messa apposta per farsi fare del male. E infatti abbondano commenti tipo: «Siete in pausa da anni»; «E prenditela pure ’na pausa dopo che non hai fatto un bel niente»; «I giorni di pausa? Il nome dei gatti? Gentile signora, la lascio sola con i suoi problemi assillanti e la saluto»; «Io non riesco ad arrivare a fine mese e non posso permettermi il lusso di avere un animale domestico ». Per raggiungere il culmine con l’inevitabile e prevedibilissimo «Pagheremo anche per le crocchette». Che non è vero, ma davanti a tanto sfacciato uso degli animali per fini auto-pubblicitari («petmarketing », lo chiama disgustata su Facebook una che pure è web-amica della Boldrini) suona come il grido di libertà di Braveheart“.

Consiglio a  Fausto Carioti, che ha ragione da vendere, ma forse non ricorda come è finito Bravehart. La prossima volta che va a Londra, faccia un passo a Smithfield, il mercato della carne. Lì c’è una lapide che ricorda come, proprio in quel luogo, il povero Bravehart, al secolo, il XIII, William Wallace, fu impiccato, poi, ancor vivo, castrato, sbudellato, decapitato e infine squartato, cioè tagliato in quattro pezzi.

Sembra proprio la fine che ci stanno facendo fare, forse per rifornirsi di trippa per i loro gatti.