Lega, abbraccio mortale a 5 stelle. Sondaggio allarme: sempre prima, ma crollo in 2 mesi

di Sergio Carli
Pubblicato il 9 Febbraio 2019 - 13:07 OLTRE 6 MESI FA
Lega, abbraccio mortale a 5 stelle. Sondaggio allarme: sempre prima, ma crollo in 2 mesi. Nella foto, il leader della Lega Matteo Salvini, a sin., con il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio del M5s

Lega, abbraccio mortale a 5 stelle. Sondaggio allarme: sempre prima, ma crollo in 2 mesi. Nella foto, il leader della Lega Matteo Salvini, a sin., con il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio del M5s

Per la Lega, andare sottobraccio col Movimento 5 stelle è stato un predellino che le ha fatto raddoppiare o quasi i voti. Ora però può trasformarsi in un abbraccio mortale.

Il risultato dell’ultimo sondaggio fatto da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, è un preciso segnale d’allarme per Matteo Salvini. La tabella di Pagnoncelli è chiara. La Lega, nel sondaggio del 22 novembre 2018, era accreditata col 36,2% dei voti (voti espressi, non di tutti gli italiani, ma solo della metà). Nell’ultimo sondaggio, pubblicato dal Corriere il 9 febbraio 2018, è scesa al 34,4%. Quando si leggono i sondaggi, bisogna sempre tenere presente che essi riflettono le opinioni di poche migliaia di intervistati, che dovrebbero rappresentare decine di milioni di italiani. Possono anche essere influenzati dall’umore del momento. Tanto è vero che dopo il 36 di novembre, la Lega era scesa al 32,9% di dicembre e risalita al 35,8 di gennaio.

Ma gli italiani cominciano a non poterne più. Non quel 25% che rappresenta il nocciolo duro degli elettori grillini (tanti erano anche quelli che votarono Mussolini e dopo la guerra Togliatti e Stalin), ma quel 75% fatto da gente che lavora, produce ricchezza, o l’ha prodott e vorrebbe godersi i frutti di una vita di lavoro. Sono quelli che il giornale grillino il Fatto ha definito il partito del Pil, come se lavorare perché il prodotto di un Paese cresca fosse una colpa di cui vergognarsi e non un merito di cui vantarsi.

Se l’economia è in crisi sempre più grave, dopo quasi un anno di governo Lega-5 stelle, non è più possibile dare la colpa a Renzi e Gentiloni. E gli elettori della Lega, che sono la parte produttiva dell’Italia e soprattutto del Nord, non accettano scuse.

I leghisti ne sono sempre più consapevoli. Come scrive sullo stesso Corriere Francesco Verderami, “la distanza politica nella coalizione giallo-verde si misura con gli epiteti. L’inadeguatezza dell’esecutivo si misura invece con il pressappochismo, evidenziato dal fermo immagine del ministro dell’Economia, che la notte scorsa — al termine di una burrascosa riunione a Palazzo Chigi — ha urlato ai colleghi grillini: «Voi siete dei pazzi»”.

Nelle parole di Pagnoncelli, dopo la Lega vengono “il M5, stabile al 25,4%, quindi il Pd con il 16,1% (in calo di 0,8%) e Forza Italia con l’8,1% (in crescita di un punto). A seguire due liste prossime alla soglia di sbarramento: +Europa al 4,2% e Fratelli d’Italia al 3,6%. Le restanti forze politiche oggi sembrano molto distanti dalla possibilità di entrare nel prossimo Parlamento”. Tra queste, giusta punizione divina, quegli insopportabili supponenti scissionisti di Leu.

Notevole, rimarca Pagnoncelli, è sempre “l’area dell’astensione e dell’indecisione”, che “si mantiene elevata” al 42,5%. Il dato non è sconvolgente, si inquadra nella “tradizione delle consultazioni europee”. Nel 2014 fu di poco inferiore al 43%.

Commenta Pagnoncelli: “L’area grigia dell’astensione e dell’indecisione si conferma quindi «il principale partito», e in teoria rappresenta il principale bacino a cui le forze politiche possono attingere per aumentare il proprio consenso. […] Ad oggi l’astensione penalizza maggiormente Pd e M5S che perdono uno su quattro degli elettori del 4 marzo scorso”.