Approvato il ddl “anticemento”, figlio di una mentalità antistorica

Pubblicato il 18 Settembre 2012 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Leggiamo la notizia in Ansa: il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge ”anticemento” mirato alla ”valorizzazione delle aree agricole e al contenimento del consumo del suolo”. Ora, come tutti i ddl e a differenza di un decreto, le norme non hanno un’immediata efficacia. In poche parole probabilmente la legge in questione non diventerà mai realtà, per la pressione naturale che faranno costruttori e impiegati nell’edilizia. Ma a parte questo, a nostro parere, è prima di tutto una legge anti-storica, che trae origine da una mentalità retrograda che fissa l’estensione massima di superficie agricola edificabile nazionale.

Mario Monti punta il dito su ”un fenomeno sempre più preoccupante” che “in 40 anni ha consumato una superficie agricola pari a 5 milioni di ettari, ovvero l’equivalente di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme”. Si accoda la Coldiretti sostenendo che “bisogna fermare l’erosione di terra fertile con buone norme perché l’Italia e l’Europa non possono permettersi di rimanere senza cibo”. Chi punta su questa legge sostiene che dal 1952 ad oggi il territorio nazionale edificato è aumentato del 166%.

Rendiamo noto che negli anni’50 in Italia ci fu il boom economico e il 40% della popolazione che viveva nelle campagne si spostò in città per motivi di lavoro. Da allora furono “cementificati” nuovi terreni, ma per costruire nuove case a chi arrivava dalle campagne. Dove dovevano mettersi, vivere nelle capanne? Certo si può aprire una lunga pagina di discussione su come vennero costruite queste nuove parti di città, ma demonizzare le costruzioni non serve, perché l’edilizia è fondamentale e crea anche nuovi posti di lavoro. Tra le altre cose, anche le nuove costruzioni vengono semmai costruite su terreni incolti, che non danno certo quel cibo che i verdi dicono che l’Italia sta perdendo. E allora perché bloccare una fonte tanto rilevante di reddito come l’edilizia, quando poi è dagli anni 50 che importiamo cibo dai Paesi dell’est Europa?