Maria Elena Boschi canta: +900mila occupati dal 2013 con Renzi. Ma Berlusconi vince…

di Sergio Carli
Pubblicato il 31 Ottobre 2017 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA
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Maria Elena Boschi in una foto Ansa

ROMA – Il mistero dei comunicati: Boschi, Istat, agenzie. Ognuno dice la sua.

Annuncia trionfalmente Maria Elena Boschi:

“Con i dati Istat di oggi sfioriamo il milione di posti di lavoro dal primo giorno del Governo dei #MilleGiorni a oggi, un milione di posti di lavoro grazie al #JobsAct. Un milione, una cifra impressionante. Per gli amanti della precisione sono 986.000. Dopo mesi di critiche e anni di crisi arrivano i risultati”.

Quel che è certo è che sale l’occupazione in Italia, anche fra i giovani. C’è un comunicato ufficiale, reperibile sul sito Istat, che riferisce i dati abbastanza bene. C’è poi una misteriosa velina che si interpone nella comunicazione alle agenzie di stampa, che enfatizza in modo parziale e tendenzioso l’aumento, di uno 0,6%, fra agosto e settembre, della disoccupazione giovanile. Elude però il confronto con il 2016.

Tutto fa pensare a un piccolo trucchetto di disinformazione. Ci cadono sempre in meno ma è tutta acqua al mulino della destra. E i frazionisti a sinistra del Pd la portano. Il campo si stringe per la disinformazia, ma la guerra al Governo Gentiloni continua.

Partiamo dal comunicato ufficiale.

Istat dice 326 mila occupati in più, anche fra i giovani: + 20 mila nel mese di settembre 2017 a confronto col settembre 2016. Solo le agenzie di stampa non se ne accorgono e a catena i giornali, soprattutto i siti di destra. Repubblica, che in passato guidava il tormentone, non ci casca. almeno il redattore che fa il titolo. Il testo è quasi un copia incolla.

Il grave è con le agenzie: Ansa, Agi, Askanews. È un coro: la disoccupazione giovanile sale al 37,5%. Accidenti, uno esclama. Poi va a leggere bene. Il numero è di poco, 0,6 punti, superiore a agosto, Non c’è confronto con la variazione né con il valore assoluto di un anno fa. Unica certezza, se si legge bene il comunicato Istat, è chei giovani occupati sono 20 mila in più di un anno fa. Il redattore di Repubblica non vuole esagerare e omette l’informazione.

Quello della occupazione e della sua controparte, la disoccupazione è uno dei principali strumenti di allarmismo, di cui si sono valsi in questi dieci anni i partiti avversi. C’è chi ricorda come un punto di disoccupazione in più registrato ai tempi di Prodi passò come una bagatella su Repubblica, mezzo punto ai tempi di Berlusconi fece tremare l’Italia.

La sparata della Boschi è ben azzeccata. Ruba la battuta a Berlusconi. Aveva promesso un milioni di posti di lavoro e aveva anche promesso di ritirarsi a vita privata se non ci fosse riuscito. Invece non ha fatto nessuna delle due cose e è lì, nuovo Rieccolo, a raccogliere i frutti dell’insipienza della pseudo sinistra che ci affligge. Renzi e Gentiloni hanno portato i risultati, Berlusconi ha fallito, forse non solo per colpa sua, però ora torna e vincerà le elezioni.

Il milione di posti di lavoro, invece, lo hanno raggiunto, o quasi, Matteo Renzi e Paolo Berlusconi. Il Jobs Act ha tolto il tappo, le varie sovvenzioni hanno spinto, la congiuntura internazionale e la stabilità finora assicurata dal Governo Gentiloni hanno determinato le condizioni sine quibus non.

Abbiamo provato a verificare la affermazione della Boschi e ci sono venute cifre simili. Facendo riferimento al trend settembre su settembre, 2017 su 2013, il dato non coincide. La Boschi non ci spiega come ha fatto o le hanno fatto i conti, ma quasi ci siamo.

Basandoci sui comunicati Istat in questo quattro anni, ecco gli addendi:

settembre 2017 + 326 mila

settembre 2016 +265 mila

settembre 2015 +1 92 mila

settembre 2014 +130 mila.

Il totale fa 913 mila. L’accelerazione in questi anni conferma la dipendenza dalla congiuntura.

Per completare il quadro, ecco il testo integrale del comunicato Istat del 30 ottobre 2017

A settembre 2017 la stima degli occupati è sostanzialmente stabile rispetto ad agosto, dopo la crescita osservata negli ultimi mesi. Il tasso di occupazione dei 15-64enni si attesta al 58,1% (-0,1 punti percentuali).

La stabilità dell’occupazione nell’ultimo mese è frutto di un aumento tra gli uomini e gli over 35 e di un equivalente calo tra le donne e i 15-34enni. Risultano in aumento gli indipendenti, stabili i dipendenti a termine, in calo i permanenti.

Nel periodo luglio-settembre si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,5%, +120 mila) che interessa entrambe le componenti di genere e tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni. L’aumento si concentra quasi esclusivamente nell’occupazione a termine.

Dopo il calo di agosto (-1,5%), la stima delle persone in cerca di occupazione a settembre cala ancora dello 0,2% (-5 mila). La diminuzione della disoccupazione è determinata dalla componente maschile e dagli over 35, mentre si osserva un aumento tra le donne e i 15-34enni. Il tasso di disoccupazione si attesta all’11,1%, invariato rispetto ad agosto, mentre quello giovanile sale al 35,7% (+0,6 punti).

A settembre la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni cresce dello 0,2% (+25 mila) interrompendo l’andamento tendenzialmente in calo registrato nei mesi precedenti. L’aumento è determinato dagli uomini e dai 15-34enni, a fronte di una sostanziale stabilità tra le donne e di un calo tra gli over 35. Il tasso di inattività sale al 34,4% (+0,1 punti).

Nel trimestre luglio-settembre, rispetto ai tre mesi precedenti, alla crescita degli occupati si accompagna quella più lieve dei disoccupati (+0,2%, +5 mila) e il calo degli inattivi (-1,0%, -128 mila).

Su base annua si conferma l’aumento degli occupati (+1,4%, +326 mila). La crescita interessa uomini e donne e riguarda i lavoratori dipendenti (+387 mila, di cui +361 mila a termine e +26 mila permanenti), mentre calano gli indipendenti (-60 mila). In valori assoluti a crescere sono soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+415 mila), ma crescono anche i 15-34enni (+22 mila), mentre calano i 35-49enni (-110 mila, sui quali influisce in modo determinante il calo demografico di questa classe). Nello stesso periodo diminuiscono sia i disoccupati (-5,1%, -155 mila) sia gli inattivi (-1,4%, -189 mila).

Al netto dell’effetto della componente demografica tuttavia, su base annua cresce l’incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età.