Marino ai marò preferisce Sant’Egidio e toglie i poster: tende ai Cobas però si

di Sergio Carli
Pubblicato il 20 Ottobre 2013 - 20:42| Aggiornato il 21 Ottobre 2013 OLTRE 6 MESI FA
Marino ai marò  preferisce Sant'Egidio e toglie i poster di Alemanno

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il postr che ricordava la loro prigionia in India è stato rimosso

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò prigionieri dell’India da 18 mesi, sono stati degradati ma non dalla Marina militare. Li ha degradati il sindaco di Roma Ignazio Marino, per compiacere la Comunità di Sant’Egidio e un assortimento di preti di varie religioni.

Il manifesto che ricordava la loro detenzione ingiusta e ingiustificata in India e che penzolava un po’ mestamente da uno dei palazzi del Campidoglio a Roma è stato tolto e non risulta ci sia intenzione di ripristinarlo. Non era granché. Il formato era quello di una finestra,niente di travolgente Accanto altri due, quelli di Sakineh, la donna iraniana condannata a morire mediante lapidazione per adulterio e dal 2006 nella cella della morte e di Julija Thimoshenko, la ex primo ministro della Ucraina in carcere per una complessa e oscura vicenda di ruberie e schieramenti pro e contro Russia.

 Avevano anche la colpa di essere stati esposti dal sindaco post fascista Gianni Alemanno e questo è una colpa fondamentale, per la giunta guidata effettivamente da Sel e nominalmente dal Pd.

L’episodio dà un’idea di come sia spaccata l’Italia e degli errori che fa una parte della sinistra, che, per pure ragioni di pregiudizio ideologico, allestisce la tendopoli per i Cobas e poi abbandona alla destra la tutela dei due marinai, come se la divisa fosse un’onta, proprio come nel 1919.

Partiamo dal fondo. Questa che segue è una notizia della agenzia che sembra riesumata dall’archivio della Stefani, l’agenzia di stampa italiana durante il Fascismo:

“Il manifesto dei due marò in Campidoglio – secondo quanto si è appreso – è stato tolto il 2 ottobre scorso”.

L’inciso “secondo quanto si è appreso è da manuale del giornalismo di regime. Certo che se dai una notizia, lo fai perché l’hai appresa. Il problema è qualificare la fonte con nome e cognome non con il tono allusivo di chi para magari alzando gli occhi per far capire che la fonte è altolocata.

Fin qui la nota di mestiere. Quel che segue dà più fastidio. Il manifesto è stato tolto, si è appreso in alto loco dunque,

“in occasione di un evento interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio“.

Capito? I compagni che ora hanno sostituito i camerati al Comune di Roma, si piegano ai preti.

Precisazione:

“Assieme a quel manifesto [come siamo caduti in basso dai tempi di Sergio Lepri. Si deve dire insieme con…ma queste sono inezie direbbe Ignazio Visco] messo nella piazza del Campidoglio subito dopo il loro arresto durante l’amministrazione Alemanno, [roba quindi da toccare con le pinze da caminetto] sono stati tolti anche quelli dedicati a Sakineh e Julija Thimoshenko”.

Conclude l’Ansa:

“Tutti e tre i manifesti non sono ancora stati ricollocati sulla facciata di Palazzo Senatorio”.

Perché vien da chiedersi. La risposta è quella di Enzo Jannacci: perché no.

Sul Messaggero di lunedì 21 una promessa da parte del Comune che è davvero indegna:

“La gigantografia dei marò sarà ricollocata in un’altra posizione:«Sono allo studio da parte della Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali, ipotesi per una rapida collocazione della gigantografia in una posizione che sia in grado di assicurare al contempo la massima visibilità e rilievo al messaggio e dall’altra l’esigenza di preservare l’integrità storico-artistica delle facciate dei palazzi storici e del disegno michelangiolesco».

Le tende ai Cobas in piazza San Giovanni non deturpano, i militari italiani si.

La rimozione dei manifesti era stata denunciata sul Giornale di Berlusconi domenica mattina e rilanciata on line. La polemica con Marino è esplosa fin dal titolo:

“Lo sfregio di Marino ai marò: via lo striscione dal Campidoglio. L’amministrazione comunale rimuove la gigantografia dalla facciata del Campidoglio, ma si rifiuta di dare spiegazioni”.

L’ufficio stampa del Comune di Roma, che sembra in gara con i fascisti nell’atteggiamento imperiale e da Minculpop verso i giornali, in un primo tempo aveva risposto al Giornale che

“per ora non c’è intenzione di replicare”.

Aveva replicato invece Ignazio La Russa, di cui resta indimenticabile il vergognoso insulto a un italiano che lo contestava durante una parata a New York e che ora esulta su Twitter per la palla gol che i compagnucci del Campidoglio gli hanno passato:

“Marò, gesto Marino vergogna per Roma. 4 novembre mobilitazione nazionale”.

Il Giornale scriveva anche che

“l’accusa mossa nei confronti del Campidoglio sulla rete è quella di aver rimosso il cartellone in omaggio dei marò per far posto alla celebrazione alle vittime di Lampedusa. Non resta che attendere l’eventuale risposta del primo cittadino di Roma per comprendere un gesto in apparenza inspiegabile”.

La spiegazione è arrivata via Ansa nel modo descritto: Marino ha scoperto il panteismo?