Metodo Renzi in Europa: Padoan e Mogherini promossi a Bruxelles e rimossi a Roma

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Giugno 2014 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA
Metodo Renzi in Europa: Padoan e Mogherini promossi a Bruxelles e rimossi a Roma

Metodo Renzi in Europa: Padoan e Mogherini promossi a Bruxelles e rimossi a Roma

ROMA – Metodo Renzi in Europa: Padoan e Mogherini promossi a Bruxelles e rimossi a Roma. Nella messe di elogi preventivi e unilaterali circa il cosiddetto metodo Renzi esportato a un’Europa altrimenti paralizzata e inconcludente, sfugge una vecchia abitudine di Palazzo che vede Bruxelles o Strasburgo come discarica di lusso per politici trombati (sempre che i conti si facciano con l’oste, come nelle ripetute aspettative tradite dei sempre papabili e delusi Frattini e D’Alema). O come occasione per trasferire all’estero beghe nazionali. Se, per esempio, non ti piacciono il ministro dell’Economia o quello degli Esteri, o tutti e due, e sostituirli sarebbe visto come un colpo allarmante alla stabilità dell’esecutivo, con tutte le conseguenze e le reazioni prevedibili, cosa resta di meglio che il vecchio adagio latino “promoveatur ut moveatur”.

Quando, come già si vocifera con insistenza, Pier Carlo Padoan sarà diventato commissario europeo, grazie all’eccezionale capacità di mediazione e di lavoro del giovane fenomeno fiorentino, tra gli effetti collaterali ci sarà un ministro a via XX Settembre di stretta osservanza renziana, checché ne dica Giorgio Napolitano e con buona pace dei “comunisti” Pd. Succederà la stessa cosa con il ministro Federica Mogherini, finora accreditata con la corrente di Dario Franceschini sempre che vada a finire come scommette La Repubblica e predice Renzi.

Penso — è la “profezia” che si lascia sfuggire il premier con i suoi — che il prossimo Alto rappresentante sarà un italiano anzi… penso che potrà essere un’italiana. (Francesco Bei, La Repubblica)

Un tono profetico degno di miglior causa se riferito alla nomina di un rappresentante italiano (qualcosa ci spetta, come è ovvio) e non, data l’enfasi, per la promozione di una figura femminile. Criticabile quanto ci pare, una donna in quel posto già c’era, anzi, nessuno si è mai sognato di chiamare l’aristocratica Catherine Ashton, senza precederne il nome con il titolo di “Lady”, come fosse l’eroina di un romanzo di Dumas padre.